venerdì 30 dicembre 2011

Miami 17-20/12

Arrivare a Miami dopo Costa Rica è uino shock. Il viaggio in aereo dura solo due ore e mezza ma il cambiamento è radicale. E' come passare dal giorno alla notte, dal sole alla luna, dal bianco al nero. Miami è il contrasto, l'opposto della Costa Rica. E' una città scintillante, nuova, moderna, futuristica. Qui le palme non crescono selvagge ma vengono piantate in fila, dritte, rigorosamente uguali. Abbelliscono le grandi avenue a cinque o sei corsie. Nel centro città svettano i grattacieli. I ponti, set di molti film come "fast and Furious", sovrastano la zona del porto. Tutto è artificile, costruito, persino gli isolotti sui quali sono adagiate le ville milionarie dei più disparati vip del pianeta: Madonna, Ricky Martin, Liz Taylor, Antonio Banderas e molti altri. Solo il bel George Clooney ha lasciato la sua villa qui per trasferirsi nella più pittoresca cornice del lago di Como. Le case sono enormi, su più piani, alcune in stile più moderno altre in stile più classico. Tutte hanno un accesso per la barca, o meglio per lo yacht, e un grande giardino adornato da palme che valgono milioni di dollari. Dopo il tour guidato in barca ammirando, sotto un caldo sole, il lusso delle dimore dei personaggi famosi mi sposto a Miami beach. Sembra di essere catapultati in un telefilm, uno di quelli che tutti abbiamo visto da ragazzini. "Baywatch" per la precisione. Prima di arrivare alla spiaggia c'è un ampio lungomare costellato di palme dove si può camminare, andare in bici o in pattini. Molti amano fare jogging e farsi mostra del proprio fisico scolpito. Dal lungo mare delle passerelle portano alla spiaggia. Una distesa immensa di sabbia bianca, quà e là qualche ombrellone e qualche sdraio che in lontananza appaiono come puntini. Ogni cento metri una torretta di salvataggio, alla "Baywatch" appunto. Sono di legno, ognuna di un colore diverso e sulle scalette ci sono appoggiati i salvagenti arancioni, quelli che i protagonisti del telefilm mettono sottobraccio prima di gettarsi in acqua. Dentro la torretta un attento bagnino controlla da dietro il vetro il suo tratto di mare e ogni tanto si affaccia fischiando ai più imprudenti. I gabbiani affollano la spiaggia quasi come i piccioni in piazza San Marco. Si avvicinano a chi gli dà da mangiare e poi volano via lasciandosi trasportare dal vento che soffia forte. Il mare è di un azzurro intenso ed è increspato. Molti i sufisti che cavalcano le onde.

Definirei Miami una città latino-statunitense. Vi è infatti un forte influsso delle comunità latino-americane e caraibiche immigrate in questa città, tanto che lo spagnolo diventa predominante e di uso comune. Molti sono i ristoranti, le discoteche e i locali sulla Ocean Drive gestiti da cubani, portoricani, haitiani o venezuelani. La musica, i sapori, la cultura latina emigrano insieme alla gente approdata in massa sulle coste della Florida. Gente che si ritrova, si riunisce e si aggrega in un paese straniero costituendo grandi comunità e quartieri interamente latino-americani come Little Havana.

Miami segna un altro incontro, uno di quelli che si trasformano in amicizia profonda. Una ragazza venezuelana con un nome emblema della sua anima: Alegria. Non ci sono ostacoli di lingua, di cultura, di paesi diversi. Ci troviamo subito in sintonia, sulla stessa lunghezza d'onda. Sembra di essere amiche da sempre. Trascorriamo una serata in un locale cubano,uno di quei posti che cerco di evitare quando sono a Torino, ma che qui è d'obbligo visto l'influsso della musica latina. I ballerini danno sfoggio della loro bravura a ritmo di salsa, baciata, merengue. E' bello ammirare come il loro ballo non sia impostato e calcolato su passi o "figure" ma sia spontaneo, carico di passione e improvvisazione. Più tardi ci trasferiamo in una delle discoteche più in di Miami, il Nikki Beach. Un locale sulla spiaggia che nonostante sia rinomato costa poco più di 10 €. La discoteca è immensa, parte dalla spiaggia per entrare in un edificio chiuso di 2 piani e più sale con musica diversa. Balliamo e ci divertiamo prima di ritirarci stanche e felici in ostello. Il giorno seguente dopo esserci stese un pò al sole sull'immensa spiaggia di Miami ci diamo allo shopping sfrenato. Qui tutto costa pochissimo e corriamo da una corsia all'altra dell'outlet provando ogni tipo di indumento...sto mettendo a dura prova il mio piccolo bagaglio. Terminato lo shopping è tempo di saluti. Trascorriamo solo due giorni insieme ma il tempo sembra dilatarsi tanto che sembrano passate settimane. Ci si lascia sempre con un pò di maliconia ma ho imparato che i saluti, i congedi fanno parte del viaggio tanto quanto gli incontri, anzi essi non esisterebbero se gli incontri non avenissero e quindi non bisogna rattristarsi, al contrario, bisogna gioire per la conoscenza fatta.

giovedì 22 dicembre 2011

Costa Rica e Panama 10/12-17/12

Sto lasciando la Costa Rica ma le sua bellezza mi rimarrà negli occhi ancora a lungo. Questo paese è segnato nel suo nome. E' una costa ricca. Si, ricca di animali di ogni specie, di spiagge immense, di parchi naturali, di vulcani, di cascate, di foreste e di gente ospitale, semplice, accogliente, di cuore.

Gli ultimi giorni sono stati di piccoli viaggi nel viaggio.

Sabato 10/12 e domenica 11/12:
Mi metto in viaggio verso La Fortuna, un paese alle porte del vulcano più grande della Costa Rica: Arenal. Qui il paesesaggio cambia, diventa montagnoso. Il tempo è brutto, piove a dirotto ma vado lo stesso a fare il tour con una guida e un gruppo di ragazzi. Ci dirigiamo verso il vulcano che però non si fa vedere perchè avvolto dalla foschia. Arenal è un vulcano attivo ma da più di un anno "sta dormendo" e non erutta...la guida ci fa capire che forse non è un buon segno perchè il suo risveglio potrebbe essere molto violento. I ragazzi che fanno il tour con me sono stupiti nel vedere un vulcano. Io invece no, ne ho visti tanti in Italia, ho anche ammirato l'eruzione di Stromboli dal mare. Quello che più mi stupisce qui è il tipo di vegetazione che circonda il vulcano. Un'immensa foresta pluviale di un verde rigoglioso e con alte cascate. Camminiamo bagnanti fradici per la foresta e ammiriamo fiori e tipi di piante: l'albero di citronella, le orchidee aggrapate agli alberi. La guida raccoglie un pezzo di terra vulcanica e dice che ci servirà più tardi nel tour. Sulla strada verso il fiume di acque termali la guida scorge una piccola rana verde dai grandi occhi rossi. Ce la fa ammirare nelle sue mani. Arriviamo nel fiume Tabacon, ricco appunto di acque termali. E' diventato buio e immeregersi in queste acque bollenti è molto piacevole. Il fiume crea in questo punto una piscina naturale con una piccola cascata. La guida ci sparge sulla faccia la terra vulcanica raccolta prima, ci purifica la pelle dalle impurità. Intanto il gruppo è diventato affiatato e si decide di cenare tutti insieme in un locale con cucina tipica costaricense. Il pesce qui è il piatto forte ed è sempre accompagnato da riso, fagioli neri e platani fritti. I platani assomigliano molto alle banane ma sono più grandi e non si possono mangiare crudi, cotti però sono ricchi di amido.

Il mattino dopo, sempre sotto una pioggia insistente, percorro un sentiero nella foresta che mi porta ad ammirare la Catarata della Fortuna. Una maestosa cascata che sorge nel verde e getta con maestosa potenza le sue acque dall'alto. Ai suoi piedi è possibile farsi il bagno ma viste le condizioni del tempo rinuncio.

Sono partita sola per questo lungo viaggio ma in realtà non lo sono mai stata. Durante i viaggi, le tappe, i tour, negli ostelli ho conosciuto tante persone. Ognuno è in viaggio per un motivo: vacanza, volontariato, lavoro, luna di miele. Ci si incontra e ci si racconta. Ognuno ha qualcosa da dirti, da darti, da consigliarti, qualcosa da condividere con te. Si diventa amici, per un'ora, per un giorno, per il tempo di una cena. Con qualcuno la sintonia è intensa, tanto che sembra di conoscersi da sempre. Nasce un sentimento profondo di condivisione e di scambio. Si sfrutta al massimo il tempo passato insieme e ci si saluta commossi con la ferma intenzione di rincontrarsi. Con altri si ha la consapevolezza che la conoscenza è effimera, che probabilmente non ci si incontrerà mai più e che tutto rimmarrà chiuso nel ricordo di quel momento, di quell'esperienza condivisa. Ci si scambia comunque gli indirizzi email e i numeri di telefono, forse più per avere in mano qualcosa di concreto che ci colleghi a quella persona e al suo ricordo che per matenere poi veramente i contatti. Così sto collezionando nomi, email, indirizzi. Mantengo vivo il ricordo di tutte le persone che sono passate finora nel mio viaggio con la certezza che alcune passeranno di nuovo nella mia vita.


Lunedì 12/12 e martedì 13/12:
Raggiungo il lato opposto al Pacifico, l'altra faccia della Costa Rica, il Mar dei Caraibi. Molti, soprattutto persone locali, cercano di dissuadermi dall'andare in questi luoghi perchè pericolosi, caratterizzati da spaccio e criminalità. Viaggiando ho capito che non ci sono posti o luoghi pericolosi in assoluto, o meglio, che anche nei luoghi tranquilli può succedere il peggio. L'attenzione bisogna prestarla ovunque. Testarda e decisa arrivo a Cahuita. Più che una città o un paese è un villaggio. La musica raggae pervade le stradine sterrate e le amache dondolano davanti alle porte delle case. Un'atmosfera di pace e relax. Qui l'influenza africana è forte. A parte i cinesi che gestiscono il mini market il resto della popolazione locale ha la pelle scura, le treccine ai capelli o i rasta. Tutto si muove a tempo di musica caraibica. Le spiagge si fanno più strette. Le palme che le incorniciano hanno tronchi ricurvi che arrivano a toccare il mare. Anche qui c'è una parco naturale. Si cammina tra gli alberi a ridosso della spiaggia. Molti bradipi sonnecchiano tra un ramo e l'altro. La guida del parco mi mostra un serpente. E' un bebè, è giallo ed è appollaiato su una foglia. Con un suo morso la vita di un uomo si riduce ad un'ora sola. Mi tengo a debita distanza e spero di non incontrare i suoi genitori sul cammino.

Il mattino dopo prendo il pullman che mi porta a Puerto Viejo. I pullman pubblici e locali sono diversi da quelli che si vedono nelle grandi città italiane. Assomiliano di più agli autobus che collegano i paesini nel sud come nel nord Italia. Attraversano zone di campagna, hanno fermate non segnalate ai bordi dello stradone. La gente del posto sa quando passa e se non arriva aspetta paziente. Salendo salutano l'autista e quando scendono lo ringraziano. Sulla fiancata del bus c'è scritto Torino, ma non è la destinazione...è il modello del pullman.

Puerto Viejo è un pullulare di bancarelle con collanine, bracciali, orecchini artigianali, per lo più in legno o in cocco. Anche qui la musica raggae fa da padrona. La sabbia sulla spiaggia è come la pelle degli abitanti, nera. Sabbia di origine vulcanica che si distende fino al mare e che che marca il contrasto con l'azzurro dell'acqua.

Affitto una bicicletta e percorro 12 km di costa alla scoperta di spiaggie caraibiche mozzafiato. Il capolinea di questa passeggiata è Manzanillo. Paesino pittoresco e idilliaco con scorci da cartolina. Mare azzurro intenso, palme adagiate sulla riva, sabbia dorata. Mi godo questo paradiso, faccio il bagno e sorseggio un delizioso batido, cioè un frappè, di frutta tropicale fresca. Sulla strada del ritorno percorro un tratto a cavallo. Un signore insiste perchè mi faccia un giro e io torno bambina quando passeggiavo a cavallo per le colline del Molise. Arrivata a Puerto Viejo le strade sono piene di giovani rastaman che rilassano la mente con musica e marijuana. Non sono mai stata in Jamaica ma se la dovessi immaginare me la immaginerei così. Spero un giorno di poter dire se mi sono sbagliata o no.


Mercoledì 14/12, giovedì 15/12 e venerdì 16/12:
Lascio momentaneamente la Costa Rica e mi sposto in Panama. Destinazione Bocas del Toro, un'arcipelago di isole caraibiche a pochi chilometri dal confine.

Attraversare la frontiera tra la Costa Rica e il Panama è un'esperienza ed è qualcosa che non è più nella nostra concezione di europei. La frontiera consiste in un ponte con tavole di legno sconnesse. Bisogna attraversarlo a piedi. Sotto scorre un fiume. Sulla sponda della Costa Rica bisogna compilare un modulo di uscita dal paese, fare la coda all'ufficio migrazione e dopo aver ricevuto il timbro sul passaporto camminare verso l'altra sponda. Bisogna fare attenzione come si mettono i piedi perchè tra una tavola e l'altra ci sono dei buchi. Un passo falso e si finisce nel fiume. Fino a metà ponte ci sono appese le bandiere della Costa Rica, l'altra metà è spoglio. Approdati sull'altra sponda la scritta "Bienvenidos en Panamà" ti accoglie sul muro dell'ufficio migrazione panamense. Un'altra coda, 3 $, un'altro timbro sul passaporto ed è fatta. Gli ufficiali di frontiera sono simpatici e disponibili. Mi raccontano che il loro presidente ha origini italiane e mi invitano a rimanere più a lungo nel loro paese.

L'attraversare un confine a piedi, i controlli dei passaporti, Il cambio di moneta danno una sensazione di lontananza e di distacco tra paesi geograficamente vicini. E' qui che capisco il significato di quella U nella sigla UE. Unione appunto. Viaggiando e vivendo solo in Europa non ce ne rendiamo conto ma molto è semplificato da questa unione. Il potersi spostare da un luogo all'altro all'interno della comunità europea dà la libertà di scegliere dove andare, dove abitare e per quanto tempo. Ci si accorge delle libertà di cui godiamo solo quando queste ci vengono tolte.

In Panama una piccola imbarcazione, che qui chiamano lancia, mi porta a Bocas del Toro sull'isola Colon, la più grande dell'arcipelago. Tutto è più economico rispetto alla Costa Rica e per soli $6 dollari pranzo a base di pesce. Il paese è piccolo e la gente vive in casette, per lo più palafitte e baracche. I tratti dei visi sembrano indigeni. Pelle olivastra e occhi leggermente a mandorla. Molti camminano a piedi nudi. I ragazzini giocano a lanciare le trottole in mezzo alle vie. Bussano a casa di una signora perchè gli è finito il pallone nel cortile. Un bambino piccolo esce di casa con il cappello di paglia in testa e balla in mezzo alla strada. Ha la gioia negli occhi, mi sorride con il suo unico dentino. Incomincia a piovere e una bimba corre scalza al bordo della strada e si diverte a sguazzare nelle pozzanghere. Semplicità e felicità. Qui i bambini non hanno il computer, le macchine telecomandate o le barbie e non corrono pericoli a giocare liberi per strada. Vivono felici di quello che hanno proprio perchè posseggono poco.

Giovedì faccio il tour in barca dell'arcipelago. In Centro America le stagioni non sono quattro ma due. Una secca e una piovosa. Adesso sta terminando quella piovosa ma il tempo in queste isole cambia repentinamente e io sfortunatamente sono arrivata in un periodo di pioggia persistente. Parto comunque in barca con un gruppo di turisti. Ci fermiamo ad immirare i delfini che si divertono a saltare le onde provocare dalle imbarcazioni. Si avvicinano senza paura alle barche e giocano facendo mostra dei loro tuffi. Uno spettacolo! Ci fermiamo poi vicino ad un altro isolotto per fare snorkeling. Pesci di tutti i colori e coralli impreziosiscono il fondale di questa baia. Con la maschera e il boccaglio sembra di ammirare un acquario. Ultima tappa del tour Red Frog, una spiaggia ricca di vegetazione e abitata da simpatiche rane rosse. Alcuni bambini le cercano tra gli alberi intorno alla spiaggia e te le mostrano da vicino chiedendoti in cambio qualche moneta. Riesco comunque a scorgerne anche qualcuna tra gli alberi.

Venerdì lascio il Panama e torno a San José. Vicino al capolinea del pullman che in 7 ore mi porterà a destinazione ci sono negozi di tutti i tipi che espongono la merce sul marciapiede con casse da discoteca che pompano musica latina. Nei bar i panamensi fanno una ricca colazione a base di pollo fritto, riso e uova. Traffico e confusione. Riattraverso il confine salutando gli ufficiali conosciuti due giorni prima e proseguo il mio viaggio verso la capitale.

La sera vado a cena con il mio amico e finiamo la serata in un locale bevendoci una Imperial, la birra nazionale. E' sempre difficile salutare gli amici quando si parte. C'è sempre un velo di tristezza. Però ha ragione il mio amico quando dice che l'importante è sfruttare e godersi al massimo il tempo che si passa insieme perchè non si sa se e quando due persone torneranno a vedersi. Io sono sicura che ci rivedremo presto perchè certe amicizie seppur lontane le coltiviamo ogni giorno nel cuore.

La Costa Rica non ha deluso le mie apettative. Ho trovato il verde della foresta, il blu del mare e il dorato della sabbia. Ma non solo. Ho scoperto un paese dove la natura domina in tutta la sua bellezza e regola la vita e i ritmi dell'uomo. Ho scoperto gente genuina, di gran cuore che ama la semplicità. Il mio bagaglio si arricchisce ancora di sorrisi, di sguardi, di parole gentili, di gesti cordiali. Parto con la consapevolezza che in fondo una Pura Vida è possibile.

lunedì 12 dicembre 2011

PURA VIDA

Letteralmente "pura" significa "pura" e "vida" significa "vita", ma la sequenza delle due parole non è casuale. Non si tratta di "Vida Pura" cioè di una vita pulita, essenziale, incontaminata, limpida, onesta, sincera. O almeno, non è solo questo. "Pura Vida", con l'aggettivo in testa, è il motto, il saluto, l'augurio, l'esclamazione del popolo tico. In sè tutta l'essenza di questa gente. Pienezza di vita, gioia, bontà, amore per il bello e gentilezza. "Pura Vida" è accompagnato da un sorriso per dire "grazie" o "prego", è pronunciato per salutare o congedarsi, per esprimere soddisfazione o una cortese indifferenza.
"Pura Vida" è l'anima stessa della Costa Rica.

domenica 11 dicembre 2011

Costa Rica dal 4/12 al 9/12

Ancora una volta approfitto di alcune ore di viaggio per scrivere un pò e aggiornarvi sulle mie avventure. Stavolta il viaggio è su un autobus che da Uvita mi porta a San Josè e ci mette quasi 6 ore per coprire 300 km....comunque partiamo dall'inizio...

Domenica 4/12 sera
:

Le luci della città di San Josè, capitale di una striscia di terra del Centro America stretta tra due oceani, risplendono sotto la pancia dell'aereo. L'aereoporto internazionale è piccolo e grazioso e dopo i controlli vengo accolta dal mio amico e dalla sua ragazza. Ci sono amici che siamo abituati ad aver lontano e però ogni volta che li rincontriamo, anche dopo qualche anno, sembra di averli lasciati la settimana prima. Alcuni anni dal nostro ultimo incontro invece sono passati veramente e quindi dopo esserci raccontati le ultime vicessitudini delle nostre vite ci dirigiamo a mangiare qualcosa.

E' difficile avere una prima impressione della città quando la vedi di notte e in giro non c'è gente. Quello che mi colpisce di più a prima vista sono le luci di Natale in un clima estivo, devo ancora entrare nell'ottica del cambio stagione. Ripongo la calda giacca usata a New York e indosso una fresca maglietta a maniche corte. Adoro l'estate e il caldo a dicembre non mi dispiace per niente.

Lunedi 5/12:

La giornata di oggi è dedicata al tour di San José ed avere come guida il mio amico che è nato e cresciuto in questa città è il meglio che si possa chiedere. La differenza di questa città rispetto a quella che ho appena lasciato è profonda. Qui non ci sono grattacieli ma case in stile coloniale e vittoriano. I colori si fanno intensi, i muri sono pitturati di rosa , giallo, azzurro e le facciate si arricchiscono di colonne e fregi influenzati dalla cultura e dall'arte classica europea. Anche i colori della gente che passeggia nelle vie del centro città si fanno più intensi. La pelle è olivastra, gli occhi e i capelli scuri. I taxi qui diventano rossi e i negozi e le strade ricordano un pò l'Italia di qualche anno fa. Non tutti gli edifici sono così curati ma hanno un sapore caratteristico e genuino. Agli angoli delle strade pullulano le bancarelle di frutta fresca. Ananas, papaya, mango, maracuja, banane e platani. I venditori urlano per attirare la gente. Le palme svettano in mezzo alla città e alcune hanno appese le luci di Natale.

Terminiamo il nostro tour e andiamo a bere una Imperial, la birra nazionale della Costa Rica, in compagnia di un'altra ragazza costaricense, amica di un mio amico di Torino. Un altro incontro che ho avuto il piacere di fare. Tutti sono estremamente gentili e premurosi. Cercano di farti sentire a casa. I poliziotti che controllano ogni via di questa città e le estreme misure di sicurezza che vengono prese anche nell'ostello invece danno la sensazione che la città non sia tanto sicura, che la criminalità sie alta e che bisogna prestare un pò di attenzione. D'altronde tutto il mondo è paese e ogni grande città ha i suoi pericoli. Finiamo la giornata in un caratteristico baretto con musica dal vivo.

Martedì 6/12:

Lascio la capitale per dirigermi verso la costa pacifica, prima tappa Manuel Antonio. In Costa Rica non esiste una linea ferroviaria che attraversa il paese. Il mezzo di trasporto più usato per spostarsi è l'autobus. Tutti qui viaggiano in autobus. Turisti, coppie, ragazzini, persino mamme con neonati. Le scuole si sono chiuse in questi giorni e quindi tanti si spostano per le vacanze estive e gli autobus si riempiono. Anche i collegamenti stradali non sono dei migliori e le tante fermate prolungano le ore di viaggio. Viaggiare in pullman comunque permette di ammirare il paesaggio che si veste di un verde intenso e di fiori colorati. Distese immense di palme costeggiano la strada. Facciamo sosta in un caratteristico autogrill dove ovviamente si trova frutta fresca, piatti tipici costaricensi e musica latina.

All'arrivo a Manuel Antonio già dal pullman si può ammirare l'immensa spiaggia bianca circondata da palme e il verde parco nazionale che si affaccia sulla costa. Più a largo nell'oceano ci sono isolotti qua e là che rompono la linea continua dell'orizzonte. Il cielo è di un blu intenso e le nuvole sembrano disegnare figure multiformi. Passeggiare su questa spiaggia e ascoltare il costante rumore delle onde che si infrangono fragorose sulla riva da un senso di libertà. La vista si perde all'infinito e l'immensità dell'oceano che ti risucchia verso di se ti fa sentire parte di questo spettacolo naturale. La spiaggia è ampia ma non è molto affollata. Qualcuno si fa il bagno, qualcuno passeggia, molti fanno surf e un simpatico venditore di cocco me ne regala uno, lo adorna con uno splendido fiore tropicale e insiste perchè gli faccia una foto in suo ricordo.

Lo spettacolo migliore arriva al tramonto o all'atardecer come dicono qui. Il sole inizia a calare verso il mare, i suoi raggi penetrano le nuvole e il cielo si stria di luce rossa. Tutto viene avvolto da questa magia. Mentre il sole affonda nell'acqua la luce si infievolisce e il cielo sembra unirsi al mare. E' il momento migliore per fare il bagno. Mentre esco dall'acqua la luna è già alta in cielo e specchiandosi nell'oceano illumina la spiaggia con il suo fascio di luce. In questo posto è la natura a parlare lasciandoti senza parole.

In ricordo di questo incantevole posto raccolgo alcune colorate e meravigliose conchiglie che porterò con me a casa e che forse metterò nella vaschetta del mio immortale pesciolino rosso, per dargli quella sensazione di libertà che lui non ha mai vissuto.


Mercoledì 7/12:

Oggi visito il parco nazionale di Manuel Antonio ricco di numerose specie di animali e di vegetali, nonchè di incantevoli spiagge. Si può visitare il parco con una guida che un telescopio scorge gli animali nascosti e te li fa ammirare. Io però decido di passeggiare da sola guardando solo quegli animali che si vorranno far vedere senza disturbarli nella loro intimità. La vegetazione qui è molto fitta, ci sono alberi, fiori colorati, piante. Cammino per i sentieri segnati del parco, la temperatura è alta. Sui fiori colorati si posano coloratissime farfalle. Si sente il cinguettio continuo degli uccelli e il frusciare degli animali tra le foglie. Qua è là si scorge una rana rossa, tra i rami fa capolineo bambi con la sua mamma. Cammino per i sentieri stretti attraversati da qualche iguana che si ferma a prendere il sole. In fondo al sentiero una spiaggia: Pueto Escondido. Un paradiso terrestre. Incorniciata nella fitta vegetazione si apre sul mare adornata di scogli. Appese agli alberi simpatiche scimmiette dal viso bianco mangiano e saltano agili da un ramo all'altro. Poco più avanti si apre un'altra spiaggia un pò più ampia. Anche questa da cartolina. Qui la natura è rimasta intatta. Glli animali che abitano questo parco sono nel loro habitat e tutto ha un suo equilibrio naturale. Ci sono anche i coccodrilli che io però non riesco a scorgere. Quando ero piccola mio papà ci faceva sempre vedere Superquark, sperando forse in cuor suo che un giorno io e mio fratello riuscissimo a vedere quella natura e quegli animali con i nostri occhi. Oggi ho vissuto sulla mia pelle un documentario della natura.

Nel tardo pomeriggio si ripete lo spettacolo del tramonto, stavolta bagnato da una leggera pioggia. Una deliziosa cenetta tipica tica (cioè costaricense) chiude la giornata.


Giovedì 8/12:

La giornata comincia con un altro viaggio in autobus. Stessa costa, direzione sud. Destinazione Uvita. Il tempo non è dei migliori, piove. Arrivo in questo paesino anch'esso affacciato sul Pacifico e vengo accolta da pappagalli rossi che cantano e affollano i rami di un alto albero. Rimango incantata. Qui non non si vedono turisti. Cammino per le stradine del paese e incontro bambini in bicicletta in vacanza dalla scuola, cani randagi, pescatori. Le case sono piccole, basse, colorate. Alcune somigliano di più a baracche ma sono ugualmente curate e adornate con albero di Natale e luci. Le porte e le finestre sono aperte e si può scorgere dentro un arredamento essenziale. La musica latinoamericana si spande nell'aria.

Di sera visito con una simpatica guida locale il parco Marino Ballena. Il parco consiste in spiaggia, mare e alberi. Ma qui quello che fa la natura è spettacolare. Con la bassa marea il mare si apre in due, una striscia di terra emerge tra il mare e si formano come due rive in verticale. Al fondo della striscia di terra una formazione rocciosa si apre a destra e a sinistra formando quella che chiamano la coda della balena. Ed è proprio una coda di balena naturale disegnata dal mare. La sensazione di camminare sulla sabbia in mezzo alle due rive è suggestiva. sembra di camminare in mezzo a due mari e la vista si perde a destra e a sinistra. La striscia di sabbia che emerge e che porta fino alla coda della balena è chiamata anche il cammino di Mosé, colui che aprì le acque. E' proprio questo il fenomeno che accade qui.


Venerdì 9/12:

Mi sveglio all'alba perchè è a quest'ora che si possono ammirare meglio gli animali presenti nel parco. Ci sono solo io e il mare. La marea è bassa è la distesa di spiaggia immensa. Qui non esistono ombrelloni e stabilimenti balneari. Tutto è lasciato alla natura. Su un albero sonnecchiano due bradipi, i granchi rosa si nascondono nella sabbia al rumore dei tuoi passi. Ancora una volta cammino sulla coda della balena e faccio un bagno in una delle due rive. Dopo qualche ora la marea si alza. Le onde sulle due battigie si allungano le une verso le altre e arrivano a toccarsi facendosi sempre più grandi. L'acqua comincia a salire, le due rive scompaiono e il mare ritrova la sua unità. La natura è capace di offrire spettacoli unici e di ripeterli costantemente nel tempo.

Faccio ancora una passeggiata nel paese e scorgo nel ruscello che lo attravera delle tartarughe appoggiate su un ramo. Una si tuffa in acqua. Nel giardino di una casa, che fu la prima casa fondata in questo paese, ci sono delle sfere di granito indigene. Queste sfere sono patrimonio protetto e venivano usate nell'antichità dalle tribù per delimitare i confini oppure erano simboli religiosi e cerimoniali. Alcune sono state rotte dai colonizzatori spagnoli che credevano che gli indigeni ci nascondessero l'oro.

La mia tappa qui è terminata e sotto un sole cocente mi dirigo verso la fermata dell'autobus in direzione San José. Eccomi quindi sul pullman. Torno nella capitale perchè è come se fosse il capolinea di tutti i collegamenti autobus del paese e domani si riparte...

domenica 4 dicembre 2011

New York- primi giorni di dicembre

Gli ultimi giorni sono stati molto intensi.

Giovedì: sveglia presto, colazione e l'intenzione di visitare il Guggeheim Museum. Mi immaginavo una lunga attesa per entrare ma una volta arrivata davanti al museo la sorpresa. Era chiuso. Si, anche a New York i musei hanno il giorno di chiusura! Mi dirigo quindi verso il Metropolitan Museum of Art, che si trova qualche isolato più avanti, accompagnata da un simpatico signore americano e dal suo cagnolino incontrati a Central Park. A New York tutti ti salutano per strada, ti dicono "Hi, how are you?" e se tu gli rispondi con altrettanta cortesia si inizia a parlare e fare amicizia. Se sei ferma per strada con la cartina in mano cercando di capire quale direzione prendere la gente si ferma e ti chiede: "May I help you?", se ti vedo con la macchina fotografica in mano davanti a una delle tante meraviglie di questa città ti chiedono se vuoi che ti facciano una foto. Insomma non c'è bisogno di chiedere, sei servita quasi come se fossi seduta al tavolo di un elegante ristorante. Gentilezza gratuita che lascia sorpresi in una metropoli come questa. Il signore americano mi racconta delle sue origini italiane, mi dice qualche curiosità sul parco, mi da consigli su cosa vedere in città. Si preoccupa di accompagnarmi proprio davanti all'ingresso del museo e mi suggerisce di non pagare più di un dollaro visto che è a offerta libera. Mi fa gli auguri per il mio lungo viaggio e torna nel parco con il suo cagnolino.

Il Metropolitan Museum è immenso. Per visitarlo tutto bene non basterebbe un mese intero. Mi soffermo solo su alcune aree. Dall'arte egizia ai pittori europei del '900 fino all'arte moderna, quella che preferisco. Numerosi bambini accompagnati dalle maestre si sdraiano per terra e disegnano, altri gettano monetine nelle fontane che ci sono negli atri del museo ed esprimono un desiderio. Bambini di tutti i colori e di tutte le razze che parlano un'unica lingua e che sono soprattutto tutti statunitensi. Ricorderò questo museo soprattutto per i dipinti di Pablo Picasso e per la scultura di Boccioni "Unique Forms of Continuity in Space", quella che c'è sui venti centesimi di euro italiani.

Nel pomeriggio decido di tornare sul battello per ammirare ancora una volta la statua della libertà, questa volta sotto un sole splendente. Chiedo ad un ragazzo che è lì con un altro signore di farmi una foto con il simbolo americano della libertà. Dai suoi tratti e dal suo accento capisco che è italiano e così iniziamo a chiacchierare. Gli racconto del mio viaggio e ne rimane affascinato. Mi incoraggia come farebbe un vecchio amico e mi dice di andare fiera di quello che sto facendo. Parole che danno forza. Lui è qui per una breve trasferta lavorativa e l'altro signore è il suo collega newyorkese. Ci dirigiamo insieme con il macchinone del newyorkese a Rockefeller Centre per ammirare lo scintillante albero di Natale e la pista di pattinaggio sottostante. Poco dopo li saluto perchè loro sono diretti all'aeroporto e io entro nella famosa St. Patrick Church. Chiesa gotica che trovo un pò cupa e soffocante, escludendo l'ampio e illuminato altare. Mi dirigo poi verso Times Square per comprare il biglietto per un musical. Times Square è un flusso continuo di migliaia di persone che sgomitano davanti alle vetrine dei negozi e sotto gli enormi cartelloni illuminati. Di musicals a New York ce ne sono decine ma il migliore è sicuramente The Lion King e io voglio concedermi il meglio che c'è.

Il teatro Minskoff inizia a riempirsi e le luci si abbassano. I personaggi nei lori colorati e curatissimi vestiti fanno la loro apparizione sul palco. Musica, recitazione, canto, danza, scenografie, tutto è così impressionante che è difficile esprimerlo a parole. A volte sembra davvero di star guardando un cartone animato. I corpi degli attori si muovono con armonia e fluidità sul palco. Le musiche e il canto fanno venire la pelle d'oca. La recitazione è densa di pathos. Uno spettacolo per gli occhi e per il cuore!

Venerdì: Faccio colazione in ostello e rincontro Deborah, una ragazza conosciuta durante il gran tour di New York. Anche lei è una viaggiatrice come me e anche lei ieri ha trovato il Guggenheim chiuso. Decidiamo di andarci oggi insieme, c'è sintonia. Il Guggenheim Museum è da ammirare già di fuori. Ha un'architettura particolare, è circolare e su più piani. All'interno nell'atrio c'è l'esposizione di uno stravagante artista italiano: Maurizio Cattellan. La sua arte consiste nell'appendere sospese in aria le più svariate figure. Un cavallo, un busto di una donna, una bara con il cadavere dentro, un cane, un coniglio, l'insegna di un bar, un ulivo. Si chiama arte contemporanea e anche se è un pò impressionante ci vuole veramente una mente geniale per realizzare tali stravaganze. Il resto del museo non è grandissimo, le sale hanno pochi dipinti ma questo permette di focalizzare meglio l'attenzione e di ammirarli nel profondo. Qui prevalgono i dipinti colorati di Kandisky, qualche dipinto di Van Gogh e altri di Picasso.

Dopo tanta cultura facciamo una lunga passeggiata a Central Park, vorremmo pattinare sulla pista da ghiaccio che hanno allestito in questo immenso parco ma decidiamo di risparmiare i $ per qualche altra cosa. Facciamo una breve tappa da Tiffany dove l'argento costa come l'oro e poi ancora una volta veniamo risucchiate dalla folla di Times Square. E' impossibile tenere un passo moderato in mezzo a tanta gente. Il flusso ti sospinge e allora ti ritrovi quasi a correre e a zizzagare da una lato all'altro della piazza sotto l'occhio vigile dei poliziotti a cavallo che in realtà sembrano fare da cornice a questa surreale piazza.

Prendiamo la metro per Harlem dove crediamo di andare a sentire nuovamente il gospel e invece assisitiamo ad un concerto lirico, comunque molto bello. Ascoltiamo però solo il primo atto perchè non proprio appassionate di musica classica.

La stanchezza inizia a sentirsi nelle gambe e allora dopo una buona cenetta americana andiamo a riposarci in ostello.

Sabato: giornata rilassata dedicata prima di tutto al cambio ostello perchè in quello dove sono stata fin'ora non c'è più disponibilità e poi breve giretto in downton dove ancora una volta non resisto allo shopping e compro un'altra maglietta. Mi servirà sicuramente nelle calienti temperature del Centro e del Sud America.

La sera vado a cena con Serena al Bubba Gump. Il Bubba Gump è un locale ispirato al film Forrest Gump con cucina a base di gamberi. Serena invece è un'amica di Torino che non vedo da tempo è che è arrivata oggi a NY per una breve vacanza. Incontrare amici dall'altro capo del mondo è una sensazione stranissima. Sembra quasi surreale ma ti fa sentire che il mondo in fondo non è così grande e che le coincidenze nella vita regolano i ritmi, gli incontri, le strade che si prendono, le cose che si imparano. Il viaggio è prima di tutto incontro. Incontro di persone, incontro di amici, incontro di culture, incontro di usanze, incontro di esperienze. Così è stato anche il mio viaggio fino ad adesso ed è con questa sensazione che salgono sull'aereo per la Costa Rica.

New York mi lascia nel cuore visi, sguardi, sorrisi, incontri, meraviglie naturali e costruite dall'uomo. Mi lascia affascinata dal mix di culture e di differenze che convivono in grande armonia e sotto una grande bandiera a stelle e strisce. Perchè in fondo tutte le persone che vivono a New York, bianchi, neri, americani, italiani, cinesi, africani, indiani, sono orgogliosi di essere Newyorkesi e non cambierebbero questo posto per niente al mondo.

Si può riassumere New York in una sola parola: AMAZING!

Domenica: Oggi ho lasciato gli Stati Uniti e mentre scrivo sono seduta in aereo in direzione San José - Costa Rica. Altra nazione, altra lingua, altro clima e altra cultura. L'idea di atterrare ed essere accolta da un caro amico conosciuto in Germania durante gli studi mi emoziona. Incontrarlo in un altro continente così lontano dall' Europa e nella sua terra, nella sua città, nella sua realtà, mi incuriosisce e non mi fa vedere l'ora di atterrare. Mi immagino la Costa Rica come un meraviglioso paese dove la natura fa da padrona. L'immagino molto verde e molto blu allo stesso tempo. Il verde delle foreste e il blu del mare. Sicuramente sarà un bel cambiamento rispetto a New York. Il cambiamento culturale lo si nota già dalla buffa signora costaricense seduta accanto me che ha preso per la seconda volta il pasto offerto dalla compagnia aerea nascondendo il primo e facendo finta di non averlo preso. Ha messo il panino in borsa dicendomi che lo mangerà domani. Penso che in Costa Rica mi sentirò a casa!

mercoledì 30 novembre 2011

New York- Bronx- Empire State Building- Harlem

Oggi ho dedicato la giornata alla New York nera.
Il Bronx, storicamente quartire di immigrati italiani e latini oggi è quasi interamente abitato da Portoricani scappati dalla povertà della loro terra per trovare nuova povertà ed emarginazione nella grande metropoli. Qui tutto parla portoricano: la musica che proviene dalle casse dalle macchine con i finistrini abbassati  in questo clemente giorno di fine Novembre, le bandiere che sventolano da un capo all'altro delle strade, i volti della gente che discute agli angoli delle strade. I cartelli sono scritti in doppia lingua: inglese e spagnolo. Nell'aria rieccheggia il nome Jennifer Lopez, originaria proprio di questa zona. Lo urla il venditore ambulante per attirare più clienti, lo sussurrano un gruppo di ragazzine che gioca nel cortile della scuola. Jennifer Lopez, il vanto e la rivincita di questo quartire ai margini. Qui non si vede lo scintillare lussuoso delle luci natalizie ma in aria ci sono delle scarpe appese ai fili. Sono il simbolo di confine tra due gang rivali o il segno che li, in quel punto, è possibile acquistare droga. I bambini cresciuti qui spesso si fanno beffa di questa usanza e lasciano per aria le scarpe finchè non si appendono ai fili. Giocano, come tutti i bambini del mondo.
In questo quartire lo sguardo della gente è più intenso e più scaltro allo stesso tempo. Si chiedono come mai tra tutte le cose che ci sono da vedere a New York, tu bianco e turista sei finito proprio qui. Dall'altra parte si sentono scrutati, guardati e giudicati da te e allora abbassano lo sguardo, si girano, ti evitano. Se però li guardi con un sorriso sulle labbra loro alzano gli occhi e rispondono al tuo sorriso.
A mezzogiorno vado a mangiare un pezzo di pizza all'americana in un carino fast food vicino a Penn Station. Qui i negozi pullulano ed è difficile resistere a fare shopping perchè i prezzi sono davvero convenienti. Quindi, anche se il mio zaino non me lo permetterebbe, compro un paio di scarpe da ginnastica e una maglietta in ricordo di New York.
Mi dirigo poi all'Empire State Building e comincio a salire con il velocissimo ascensore. 84 piano, vista mozzafiato. Si sta sul grattacielo più alto di New York circondato da migliaia di altri gattacieli. In mezzo agli edifici altissimi si vede il polmone della città, Central Park, nei suoi colori autunnali. Sullo sfondo su un'isolotta si scorge la statua della libertà e i fiumi che si buttano nell'oceano. Salgo ancora di qualche piano fino al 102. Qui sembra davvero di toccare il cielo con un dito, sia per l'altezza che per il panorama.
Verso sera mi dirigo ad Harlem. Anche qui la gente ha prevalentemente la pelle nera e tutto è impregnato di musica. Entro in una chiesa per ascoltare il Gospel. La gente si siede nei banchi simili a quelli di una chiesa cattolica ma circolari, forse per dare l'idea di essere stretti in un abbraccio. La maggior parte sono neri e qua e là c'è qualche viso pallido. Entra il reverendo e da inizio alla funzione, dietro di lui un coro di una quindicina di persone tra uomini e donne, tutti rigorosamente vestiti di nero, inizia a cantare. Tra i banchi qualcuno batte le mani, altri cantano insieme al coro, altri ancora tendono le mani verso il cielo, altri si alzano e ballano. Si, ballano! Il canto gospel è un canto corale, partecipativo, convolgente. Le ugole nere ti entrano nelle orecchie e nel cuore e ti fanno venire i brividi e le lacrime agli occhi. Sono tutti li per cantare, cantare per il Signore, cantare per loro. Il senso della comunità è forte, è penetrante. Non ci sono i ritmi scanditi della messa cattolica. Ognuno parla, si alza, risponde al reverendo, fa ciò che si sente e quando lo sente. C'è un senso di gioia nell'aria, un senso di vita. Dopo il gospel riprende la parola il reverendo. Legge un passo della Bibbia, capitolo secondo di Luca, e poi inizia la predica. Una predica concreta, vera, esplicita, diretta. Il succo è che bisogna vivere con gioia, ma non la gioia ricercate nelle cose o negli altri, la gioia del nostro cuore, quella che il reverendo definisce la nostra Betlemme. Vivere la gioia del momento senza pensare nè al passato nel al futuro: Live the beauty and the joy of the moment.
Dopo la predica la messa finisce, il coro intona un ultimo canto Gospel.
Un'esperienza densa di emozioni che consiglio a tutti di fare, credenti e non.
Per cena vado in un localino che ha un menù tutto italiano anche se i proprietari e i cuochi sono latino-americani. La lasagna vegetariana è comunque molto buona.

martedì 29 novembre 2011

New York

Amici!
Ieri mattina sono salita sull'aereo con il groppo in gola, non è stato facile salutarvi, anche se solo per qualche mese, e vedere i vostri occhi lucidi mentre mi stringevate in un abbraccio mi ha commosso.
Le nove ore di volo verso New York sono passate tranquille e tra un film, un sonnellino e qualche snacks sono atterrata in perfetto orario. Dall'aeroporto il SuperShuttle, un pullmino prenotato su internet dall'Italia, mi ha portato all'ostello. La prima impressione della città dal quel pullmino blu che sfreccia nel traffico newyorkese, tagliando la strada alle altre macchine, è che tutto sia gigantesco. Le strade hanno minimo 3 corsie, le macchine sono enormi, i ponti ampi...sullo sfondo fa capolino qualche grattacielo....
L'ostello è molto carino, pulito, curato negli interni e pieno di viaggiatori giovani e non. Il mio letto nella camera da 8 è molto comodo e poi dopo 9 ore di volo e 6 di fuso orario potrei dormire anche in piedi.
Esco a mangiare qualcosa, un panino al volo e poi a dormire per recuperare le forze.
Stamattina appuntamento alle 11 nella hall dell'ostello, o la lobby come la chiamano qui, e poi inizia il Jerry's tour. Chi è Jerry? Un simpatico e buffo signore sulla settantina che da 14 anni come hobby organizza e accompagna il tour  nella grande mela. Un tour impegnativo che dura circa 12 ore ma che ci assicura varrà la pena fare. Come dare torto ad un newyorkese DOC? Il tour inizia con Brooklyn, quartiere di New York che fine a qualche anno fa faceva città a sè. Camminando camminando arriviamo al ponte di Brooklyn e lo attraversiamo a piedi. Si prosegue per il ferry boat che ci fa ammirare la Statua della Libertà anche se avvolta da un pò di foschia e qualche goccia di pioggia. Visitiamo poi Ground Zero, lì dove le torri sono cadute è un cantiere aperto e un grattacielo che diventerà il più alto degli Stati Uniti, e probabilmente il più costoso, svetta già nel cielo, sebbene sia solo a metà. (Una curiosità: il grattacielo è costruito con materiali che resistono all'urto di un aereo...servirà poi davvero??) Ci dirigiamo poi nella St. Paul Church e ci sediamo un pò per ascoltare
 la guida. Passeggiamo poi sotto una pioggia un pò più insistente per Wall Street, facciamo due foto alla sede della borsa e ai tori che le stanno di fronte. Ci dirigiamo poi verso China Town e Little Italy dove le culture degli immigrati in queste aeree si respirano nell'aria e nei colori che le caratterizzano. Per saziare la fame portata dal lungo camminare ci fermiamo in ristorante indiano dove Jerry è solito andare durante i suoi tour. Menù fisso scelto da Jerry: antipasti vari indiani, riso con pollo al curry e gelato al mango, tutto per la modica cifra di 12 $. Il tour però non è ancora finito, ci attendono Rockefeller Center dove fervono i preparativi per l'accensione delle luci dell'albero di Natale, che avverrà domani. Ci spostiamo poi a Grand Central Station, maestosa ed elegante stazione dei treni e set di molti film. (anche qui c'è una curiosità: al piano di sotto c'è una volta e parlando da un angolo ad un altro della volta, che saranno distanti una decina di metri, si sente la voce nel muro, come se si parlasse al telefono!). Entriamo poi al Marriot, elegantissimo palazzo che ospita l'omonimo hotel. Saliamo con un ascensore futuristico fino all'ultimo piano, il 45°, per dare uno sguardo giù e farci venire un brivido. Ultima tappa del tour Times Square. Lo scintillare di luci e colori dei gigantissimi schermi lasciano senza fiato. Qui è ancora tutto più grande e impressionante e ogni luce cattura l'attenzione. Stanchi ma contenti dopo 12 ore torniamo in ostello. Aveva ragione Jerry, ne è valsa la pena!

domenica 27 novembre 2011

DOMANI SI PARTE - I'M LEAVING TOMORROW

Miei cari amici!
Domani inizia il mio lungo viaggio...prima tappa New York! Come mi sento? Emozionata!
Vorrei iniziare questo viaggio con questa poesia emblema dell'esperienza che sto intraprendendo:

ITACA

Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca,
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
Prega che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere -
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.
 (Konstantinos Kavafis)




Hi my dear friends!
I'm leaving tomorrow...first stop New York! How do I feel? Excited!
I would like to start my travel with this poetry, symbol of what I'm going to experience:

 ITHACA
When you set sail for Ithaca,
wish for the road to be long,
full of adventures, full of knowledge.
The Lestrygonians and the Cyclops,
an angry Poseidon -- do not fear.
You will never find such on your path,
if your thoughts remain lofty, and your spirit
and body are touched by a fine emotion.
The Lestrygonians and the Cyclops,
a savage Poseidon you will not encounter,
if you do not carry them within your spirit,
if your spirit does not place them before you.
Wish for the road to be long.
Many the summer mornings to be which with
pleasure, with joy
you will enter ports seen for the first time;
stop at Phoenician markets,
and purchase the fine goods,
nacre and coral, amber and ebony,
and exquisite perfumes of all sorts,
the most delicate fragances you can find,
to many Egyptian cities you must go,
to learn and learn from the cultivated.
Always keep Ithaca in your mind.
To arrive there is your final destination.
But do not hurry the voyage at all.
It is better for it to last many years,
and when old to rest in the island,
rich with all you have gained on the way,
not expecting Ithaca to offer you wealth.
Ithaca has given you the beautiful journey.
Without her you would not have set out on the road.
Nothing more has she got to give you.
And if you find her threadbare, Ithaca has not deceived you.
Wise as you have become, with so much experience,
you must already have understood what Ithacas mean. 
(Konstantinos Kavafis)
 
Mis queridos amigos!
Mañana comienza mi largo camino... primera parada en Nueva York! ¿Cómo me siento? Emocionada!
Queria comenzar este viaje con este poema que es el emblema de la experiencia que voy a emprender:


ÍTACA

Cuando emprendas tu viaje hacia Ítaca
debes rogar que el viaje sea largo,
lleno de peripecias, lleno de experiencias.
No has de temer ni a los lestrigones ni a los cíclopes,
ni la cólera del airado Posidón.
Nunca tales monstruos hallarás en tu ruta
si tu pensamiento es elevado, si una exquisita
emoción penetra en tu alma y en tu cuerpo.
Los lestrigones y los cíclopes
y el feroz Posidón no podrán encontrarte
si tú no los llevas ya dentro, en tu alma,
si tu alma no los conjura ante ti.
Debes rogar que el viaje sea largo,
que sean muchos los días de verano;
que te vean arribar con gozo, alegremente,
a puertos que tú antes ignorabas.
Que puedas detenerte en los mercados de Fenicia,
y comprar unas bellas mercancías:
madreperlas, coral, ébano, y ámbar,
y perfumes placenteros de mil clases.
Acude a muchas ciudades del Egipto
para aprender, y aprender de quienes saben.
Conserva siempre en tu alma la idea de Ítaca:
llegar allí, he aquí tu destino.
Mas no hagas con prisas tu camino;
mejor será que dure muchos años,
y que llegues, ya viejo, a la pequeña isla,
rico de cuanto habrás ganado en el camino.
No has de esperar que Ítaca te enriquezca:
Ítaca te ha concedido ya un hermoso viaje.
Sin ellas, jamás habrías partido;
mas no tiene otra cosa que ofrecerte.
Y si la encuentras pobre, Ítaca no te ha engañado.
Y siendo ya tan viejo, con tanta experiencia,
sin duda sabrás ya qué significan las Ítacas.
(Konstantinos Kavafis)


Meine lieben Freunde!
Morgen beginnt meine lange Reise ... erste Station New York! Wie fühle ich mich? Aufgeregt!
Ich möchte meine Reise mit diesem Gedicht starten, das das Symbol diese Erfahrung ist:
ITHAKA
 
Brichst du auf gen Ithaka,
wünsch dir eine lange Fahrt,
voller Abenteuer und Erkenntnisse.
Die Lästrygonen und Zyklopen,
den zornigen Poseidon fürchte nicht,
solcherlei wirst du auf deiner Fahrt nie finden,
wenn dein Denken hochgespannt, wenn edle
Regung deinen Geist und Körper anrührt.
Den Lästrygonen und Zyklopen,
dem wütenden Poseidon wirst du nicht begegnen,
falls du sie nicht in deiner Seele mit dir trägst,
falls deine Seele sie nicht vor dir aufbaut.
Wünsch dir eine lange Fahrt.
Der Sommer Morgen möchten viele sein,
da du, mit welcher Freude und Zufriedenheit!
in nie zuvor gesehene Häfen einfährst;
halte ein bei Handelsplätzen der Phönizier
und erwirb die schönen Waren,
Perlmutt und Korallen, Bernstein, Ebenholz
und erregende Essenzen aller Art,
so reichlich du vermagst, erregende Essenzen;
besuche viele Städte in Ägypten,
damit du von den Eingeweihten lernst und wieder lernst.

Immer halte Ithaka im Sinn.
Dort anzukommen, ist dir vorbestimmt.
Doch beeile nur nicht deine Reise.
Besser ist, sie dauere viele Jahre;
und alt geworden lege auf der Insel an,
reich an dem, was du auf deiner Fahrt gewannst,
und hoffe nicht, dass Ithaka dir Reichtum gäbe.

Ithaka gab dir die schöne Reise.
Du wärest ohne es nicht auf die Fahrt gegangen.
Nun hat es dir nicht mehr zu geben.

Auch wenn es sich dir ärmlich zeigt, Ithaka betrog dich nicht.
So weise, wie du wurdest, und in solchem Maß erfahren,
wirst du ohnedies verstanden haben, was die Ithakas bedeuten.

 (Konstantinos Kavafis)

martedì 22 novembre 2011

Itinerario - Itinerary

Ecco il mio itinerario di viaggio...ovviamente potrà subire variazioni strada facendo...

Here my travel itinerary....obviously it could change as I go along....

giovedì 17 novembre 2011

pre-partenza - before departure

Amici!
questo sarà il blog dove potrete seguire il mio viaggio...cercherò di aggiornarlo di tanto in tanto e di farvi avere mie notizie...presto vi mostrerò il mio itinerario...
Itanto manca poco...una decina di giorni e via....
Allora SIETE PRONTI A PARTIRE CON ME????

My Friends!
This will be my blog where you can follow my adventures around the world...I'll try to update it now and then and to give you my news...soon I'll post my itinerary...
It's almost time to leave...just 10 days and go!
Well, ARE YOU READY TO LEAVE WITH ME????