giovedì 22 dicembre 2011

Costa Rica e Panama 10/12-17/12

Sto lasciando la Costa Rica ma le sua bellezza mi rimarrà negli occhi ancora a lungo. Questo paese è segnato nel suo nome. E' una costa ricca. Si, ricca di animali di ogni specie, di spiagge immense, di parchi naturali, di vulcani, di cascate, di foreste e di gente ospitale, semplice, accogliente, di cuore.

Gli ultimi giorni sono stati di piccoli viaggi nel viaggio.

Sabato 10/12 e domenica 11/12:
Mi metto in viaggio verso La Fortuna, un paese alle porte del vulcano più grande della Costa Rica: Arenal. Qui il paesesaggio cambia, diventa montagnoso. Il tempo è brutto, piove a dirotto ma vado lo stesso a fare il tour con una guida e un gruppo di ragazzi. Ci dirigiamo verso il vulcano che però non si fa vedere perchè avvolto dalla foschia. Arenal è un vulcano attivo ma da più di un anno "sta dormendo" e non erutta...la guida ci fa capire che forse non è un buon segno perchè il suo risveglio potrebbe essere molto violento. I ragazzi che fanno il tour con me sono stupiti nel vedere un vulcano. Io invece no, ne ho visti tanti in Italia, ho anche ammirato l'eruzione di Stromboli dal mare. Quello che più mi stupisce qui è il tipo di vegetazione che circonda il vulcano. Un'immensa foresta pluviale di un verde rigoglioso e con alte cascate. Camminiamo bagnanti fradici per la foresta e ammiriamo fiori e tipi di piante: l'albero di citronella, le orchidee aggrapate agli alberi. La guida raccoglie un pezzo di terra vulcanica e dice che ci servirà più tardi nel tour. Sulla strada verso il fiume di acque termali la guida scorge una piccola rana verde dai grandi occhi rossi. Ce la fa ammirare nelle sue mani. Arriviamo nel fiume Tabacon, ricco appunto di acque termali. E' diventato buio e immeregersi in queste acque bollenti è molto piacevole. Il fiume crea in questo punto una piscina naturale con una piccola cascata. La guida ci sparge sulla faccia la terra vulcanica raccolta prima, ci purifica la pelle dalle impurità. Intanto il gruppo è diventato affiatato e si decide di cenare tutti insieme in un locale con cucina tipica costaricense. Il pesce qui è il piatto forte ed è sempre accompagnato da riso, fagioli neri e platani fritti. I platani assomigliano molto alle banane ma sono più grandi e non si possono mangiare crudi, cotti però sono ricchi di amido.

Il mattino dopo, sempre sotto una pioggia insistente, percorro un sentiero nella foresta che mi porta ad ammirare la Catarata della Fortuna. Una maestosa cascata che sorge nel verde e getta con maestosa potenza le sue acque dall'alto. Ai suoi piedi è possibile farsi il bagno ma viste le condizioni del tempo rinuncio.

Sono partita sola per questo lungo viaggio ma in realtà non lo sono mai stata. Durante i viaggi, le tappe, i tour, negli ostelli ho conosciuto tante persone. Ognuno è in viaggio per un motivo: vacanza, volontariato, lavoro, luna di miele. Ci si incontra e ci si racconta. Ognuno ha qualcosa da dirti, da darti, da consigliarti, qualcosa da condividere con te. Si diventa amici, per un'ora, per un giorno, per il tempo di una cena. Con qualcuno la sintonia è intensa, tanto che sembra di conoscersi da sempre. Nasce un sentimento profondo di condivisione e di scambio. Si sfrutta al massimo il tempo passato insieme e ci si saluta commossi con la ferma intenzione di rincontrarsi. Con altri si ha la consapevolezza che la conoscenza è effimera, che probabilmente non ci si incontrerà mai più e che tutto rimmarrà chiuso nel ricordo di quel momento, di quell'esperienza condivisa. Ci si scambia comunque gli indirizzi email e i numeri di telefono, forse più per avere in mano qualcosa di concreto che ci colleghi a quella persona e al suo ricordo che per matenere poi veramente i contatti. Così sto collezionando nomi, email, indirizzi. Mantengo vivo il ricordo di tutte le persone che sono passate finora nel mio viaggio con la certezza che alcune passeranno di nuovo nella mia vita.


Lunedì 12/12 e martedì 13/12:
Raggiungo il lato opposto al Pacifico, l'altra faccia della Costa Rica, il Mar dei Caraibi. Molti, soprattutto persone locali, cercano di dissuadermi dall'andare in questi luoghi perchè pericolosi, caratterizzati da spaccio e criminalità. Viaggiando ho capito che non ci sono posti o luoghi pericolosi in assoluto, o meglio, che anche nei luoghi tranquilli può succedere il peggio. L'attenzione bisogna prestarla ovunque. Testarda e decisa arrivo a Cahuita. Più che una città o un paese è un villaggio. La musica raggae pervade le stradine sterrate e le amache dondolano davanti alle porte delle case. Un'atmosfera di pace e relax. Qui l'influenza africana è forte. A parte i cinesi che gestiscono il mini market il resto della popolazione locale ha la pelle scura, le treccine ai capelli o i rasta. Tutto si muove a tempo di musica caraibica. Le spiagge si fanno più strette. Le palme che le incorniciano hanno tronchi ricurvi che arrivano a toccare il mare. Anche qui c'è una parco naturale. Si cammina tra gli alberi a ridosso della spiaggia. Molti bradipi sonnecchiano tra un ramo e l'altro. La guida del parco mi mostra un serpente. E' un bebè, è giallo ed è appollaiato su una foglia. Con un suo morso la vita di un uomo si riduce ad un'ora sola. Mi tengo a debita distanza e spero di non incontrare i suoi genitori sul cammino.

Il mattino dopo prendo il pullman che mi porta a Puerto Viejo. I pullman pubblici e locali sono diversi da quelli che si vedono nelle grandi città italiane. Assomiliano di più agli autobus che collegano i paesini nel sud come nel nord Italia. Attraversano zone di campagna, hanno fermate non segnalate ai bordi dello stradone. La gente del posto sa quando passa e se non arriva aspetta paziente. Salendo salutano l'autista e quando scendono lo ringraziano. Sulla fiancata del bus c'è scritto Torino, ma non è la destinazione...è il modello del pullman.

Puerto Viejo è un pullulare di bancarelle con collanine, bracciali, orecchini artigianali, per lo più in legno o in cocco. Anche qui la musica raggae fa da padrona. La sabbia sulla spiaggia è come la pelle degli abitanti, nera. Sabbia di origine vulcanica che si distende fino al mare e che che marca il contrasto con l'azzurro dell'acqua.

Affitto una bicicletta e percorro 12 km di costa alla scoperta di spiaggie caraibiche mozzafiato. Il capolinea di questa passeggiata è Manzanillo. Paesino pittoresco e idilliaco con scorci da cartolina. Mare azzurro intenso, palme adagiate sulla riva, sabbia dorata. Mi godo questo paradiso, faccio il bagno e sorseggio un delizioso batido, cioè un frappè, di frutta tropicale fresca. Sulla strada del ritorno percorro un tratto a cavallo. Un signore insiste perchè mi faccia un giro e io torno bambina quando passeggiavo a cavallo per le colline del Molise. Arrivata a Puerto Viejo le strade sono piene di giovani rastaman che rilassano la mente con musica e marijuana. Non sono mai stata in Jamaica ma se la dovessi immaginare me la immaginerei così. Spero un giorno di poter dire se mi sono sbagliata o no.


Mercoledì 14/12, giovedì 15/12 e venerdì 16/12:
Lascio momentaneamente la Costa Rica e mi sposto in Panama. Destinazione Bocas del Toro, un'arcipelago di isole caraibiche a pochi chilometri dal confine.

Attraversare la frontiera tra la Costa Rica e il Panama è un'esperienza ed è qualcosa che non è più nella nostra concezione di europei. La frontiera consiste in un ponte con tavole di legno sconnesse. Bisogna attraversarlo a piedi. Sotto scorre un fiume. Sulla sponda della Costa Rica bisogna compilare un modulo di uscita dal paese, fare la coda all'ufficio migrazione e dopo aver ricevuto il timbro sul passaporto camminare verso l'altra sponda. Bisogna fare attenzione come si mettono i piedi perchè tra una tavola e l'altra ci sono dei buchi. Un passo falso e si finisce nel fiume. Fino a metà ponte ci sono appese le bandiere della Costa Rica, l'altra metà è spoglio. Approdati sull'altra sponda la scritta "Bienvenidos en Panamà" ti accoglie sul muro dell'ufficio migrazione panamense. Un'altra coda, 3 $, un'altro timbro sul passaporto ed è fatta. Gli ufficiali di frontiera sono simpatici e disponibili. Mi raccontano che il loro presidente ha origini italiane e mi invitano a rimanere più a lungo nel loro paese.

L'attraversare un confine a piedi, i controlli dei passaporti, Il cambio di moneta danno una sensazione di lontananza e di distacco tra paesi geograficamente vicini. E' qui che capisco il significato di quella U nella sigla UE. Unione appunto. Viaggiando e vivendo solo in Europa non ce ne rendiamo conto ma molto è semplificato da questa unione. Il potersi spostare da un luogo all'altro all'interno della comunità europea dà la libertà di scegliere dove andare, dove abitare e per quanto tempo. Ci si accorge delle libertà di cui godiamo solo quando queste ci vengono tolte.

In Panama una piccola imbarcazione, che qui chiamano lancia, mi porta a Bocas del Toro sull'isola Colon, la più grande dell'arcipelago. Tutto è più economico rispetto alla Costa Rica e per soli $6 dollari pranzo a base di pesce. Il paese è piccolo e la gente vive in casette, per lo più palafitte e baracche. I tratti dei visi sembrano indigeni. Pelle olivastra e occhi leggermente a mandorla. Molti camminano a piedi nudi. I ragazzini giocano a lanciare le trottole in mezzo alle vie. Bussano a casa di una signora perchè gli è finito il pallone nel cortile. Un bambino piccolo esce di casa con il cappello di paglia in testa e balla in mezzo alla strada. Ha la gioia negli occhi, mi sorride con il suo unico dentino. Incomincia a piovere e una bimba corre scalza al bordo della strada e si diverte a sguazzare nelle pozzanghere. Semplicità e felicità. Qui i bambini non hanno il computer, le macchine telecomandate o le barbie e non corrono pericoli a giocare liberi per strada. Vivono felici di quello che hanno proprio perchè posseggono poco.

Giovedì faccio il tour in barca dell'arcipelago. In Centro America le stagioni non sono quattro ma due. Una secca e una piovosa. Adesso sta terminando quella piovosa ma il tempo in queste isole cambia repentinamente e io sfortunatamente sono arrivata in un periodo di pioggia persistente. Parto comunque in barca con un gruppo di turisti. Ci fermiamo ad immirare i delfini che si divertono a saltare le onde provocare dalle imbarcazioni. Si avvicinano senza paura alle barche e giocano facendo mostra dei loro tuffi. Uno spettacolo! Ci fermiamo poi vicino ad un altro isolotto per fare snorkeling. Pesci di tutti i colori e coralli impreziosiscono il fondale di questa baia. Con la maschera e il boccaglio sembra di ammirare un acquario. Ultima tappa del tour Red Frog, una spiaggia ricca di vegetazione e abitata da simpatiche rane rosse. Alcuni bambini le cercano tra gli alberi intorno alla spiaggia e te le mostrano da vicino chiedendoti in cambio qualche moneta. Riesco comunque a scorgerne anche qualcuna tra gli alberi.

Venerdì lascio il Panama e torno a San José. Vicino al capolinea del pullman che in 7 ore mi porterà a destinazione ci sono negozi di tutti i tipi che espongono la merce sul marciapiede con casse da discoteca che pompano musica latina. Nei bar i panamensi fanno una ricca colazione a base di pollo fritto, riso e uova. Traffico e confusione. Riattraverso il confine salutando gli ufficiali conosciuti due giorni prima e proseguo il mio viaggio verso la capitale.

La sera vado a cena con il mio amico e finiamo la serata in un locale bevendoci una Imperial, la birra nazionale. E' sempre difficile salutare gli amici quando si parte. C'è sempre un velo di tristezza. Però ha ragione il mio amico quando dice che l'importante è sfruttare e godersi al massimo il tempo che si passa insieme perchè non si sa se e quando due persone torneranno a vedersi. Io sono sicura che ci rivedremo presto perchè certe amicizie seppur lontane le coltiviamo ogni giorno nel cuore.

La Costa Rica non ha deluso le mie apettative. Ho trovato il verde della foresta, il blu del mare e il dorato della sabbia. Ma non solo. Ho scoperto un paese dove la natura domina in tutta la sua bellezza e regola la vita e i ritmi dell'uomo. Ho scoperto gente genuina, di gran cuore che ama la semplicità. Il mio bagaglio si arricchisce ancora di sorrisi, di sguardi, di parole gentili, di gesti cordiali. Parto con la consapevolezza che in fondo una Pura Vida è possibile.

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