domenica 4 dicembre 2011

New York- primi giorni di dicembre

Gli ultimi giorni sono stati molto intensi.

Giovedì: sveglia presto, colazione e l'intenzione di visitare il Guggeheim Museum. Mi immaginavo una lunga attesa per entrare ma una volta arrivata davanti al museo la sorpresa. Era chiuso. Si, anche a New York i musei hanno il giorno di chiusura! Mi dirigo quindi verso il Metropolitan Museum of Art, che si trova qualche isolato più avanti, accompagnata da un simpatico signore americano e dal suo cagnolino incontrati a Central Park. A New York tutti ti salutano per strada, ti dicono "Hi, how are you?" e se tu gli rispondi con altrettanta cortesia si inizia a parlare e fare amicizia. Se sei ferma per strada con la cartina in mano cercando di capire quale direzione prendere la gente si ferma e ti chiede: "May I help you?", se ti vedo con la macchina fotografica in mano davanti a una delle tante meraviglie di questa città ti chiedono se vuoi che ti facciano una foto. Insomma non c'è bisogno di chiedere, sei servita quasi come se fossi seduta al tavolo di un elegante ristorante. Gentilezza gratuita che lascia sorpresi in una metropoli come questa. Il signore americano mi racconta delle sue origini italiane, mi dice qualche curiosità sul parco, mi da consigli su cosa vedere in città. Si preoccupa di accompagnarmi proprio davanti all'ingresso del museo e mi suggerisce di non pagare più di un dollaro visto che è a offerta libera. Mi fa gli auguri per il mio lungo viaggio e torna nel parco con il suo cagnolino.

Il Metropolitan Museum è immenso. Per visitarlo tutto bene non basterebbe un mese intero. Mi soffermo solo su alcune aree. Dall'arte egizia ai pittori europei del '900 fino all'arte moderna, quella che preferisco. Numerosi bambini accompagnati dalle maestre si sdraiano per terra e disegnano, altri gettano monetine nelle fontane che ci sono negli atri del museo ed esprimono un desiderio. Bambini di tutti i colori e di tutte le razze che parlano un'unica lingua e che sono soprattutto tutti statunitensi. Ricorderò questo museo soprattutto per i dipinti di Pablo Picasso e per la scultura di Boccioni "Unique Forms of Continuity in Space", quella che c'è sui venti centesimi di euro italiani.

Nel pomeriggio decido di tornare sul battello per ammirare ancora una volta la statua della libertà, questa volta sotto un sole splendente. Chiedo ad un ragazzo che è lì con un altro signore di farmi una foto con il simbolo americano della libertà. Dai suoi tratti e dal suo accento capisco che è italiano e così iniziamo a chiacchierare. Gli racconto del mio viaggio e ne rimane affascinato. Mi incoraggia come farebbe un vecchio amico e mi dice di andare fiera di quello che sto facendo. Parole che danno forza. Lui è qui per una breve trasferta lavorativa e l'altro signore è il suo collega newyorkese. Ci dirigiamo insieme con il macchinone del newyorkese a Rockefeller Centre per ammirare lo scintillante albero di Natale e la pista di pattinaggio sottostante. Poco dopo li saluto perchè loro sono diretti all'aeroporto e io entro nella famosa St. Patrick Church. Chiesa gotica che trovo un pò cupa e soffocante, escludendo l'ampio e illuminato altare. Mi dirigo poi verso Times Square per comprare il biglietto per un musical. Times Square è un flusso continuo di migliaia di persone che sgomitano davanti alle vetrine dei negozi e sotto gli enormi cartelloni illuminati. Di musicals a New York ce ne sono decine ma il migliore è sicuramente The Lion King e io voglio concedermi il meglio che c'è.

Il teatro Minskoff inizia a riempirsi e le luci si abbassano. I personaggi nei lori colorati e curatissimi vestiti fanno la loro apparizione sul palco. Musica, recitazione, canto, danza, scenografie, tutto è così impressionante che è difficile esprimerlo a parole. A volte sembra davvero di star guardando un cartone animato. I corpi degli attori si muovono con armonia e fluidità sul palco. Le musiche e il canto fanno venire la pelle d'oca. La recitazione è densa di pathos. Uno spettacolo per gli occhi e per il cuore!

Venerdì: Faccio colazione in ostello e rincontro Deborah, una ragazza conosciuta durante il gran tour di New York. Anche lei è una viaggiatrice come me e anche lei ieri ha trovato il Guggenheim chiuso. Decidiamo di andarci oggi insieme, c'è sintonia. Il Guggenheim Museum è da ammirare già di fuori. Ha un'architettura particolare, è circolare e su più piani. All'interno nell'atrio c'è l'esposizione di uno stravagante artista italiano: Maurizio Cattellan. La sua arte consiste nell'appendere sospese in aria le più svariate figure. Un cavallo, un busto di una donna, una bara con il cadavere dentro, un cane, un coniglio, l'insegna di un bar, un ulivo. Si chiama arte contemporanea e anche se è un pò impressionante ci vuole veramente una mente geniale per realizzare tali stravaganze. Il resto del museo non è grandissimo, le sale hanno pochi dipinti ma questo permette di focalizzare meglio l'attenzione e di ammirarli nel profondo. Qui prevalgono i dipinti colorati di Kandisky, qualche dipinto di Van Gogh e altri di Picasso.

Dopo tanta cultura facciamo una lunga passeggiata a Central Park, vorremmo pattinare sulla pista da ghiaccio che hanno allestito in questo immenso parco ma decidiamo di risparmiare i $ per qualche altra cosa. Facciamo una breve tappa da Tiffany dove l'argento costa come l'oro e poi ancora una volta veniamo risucchiate dalla folla di Times Square. E' impossibile tenere un passo moderato in mezzo a tanta gente. Il flusso ti sospinge e allora ti ritrovi quasi a correre e a zizzagare da una lato all'altro della piazza sotto l'occhio vigile dei poliziotti a cavallo che in realtà sembrano fare da cornice a questa surreale piazza.

Prendiamo la metro per Harlem dove crediamo di andare a sentire nuovamente il gospel e invece assisitiamo ad un concerto lirico, comunque molto bello. Ascoltiamo però solo il primo atto perchè non proprio appassionate di musica classica.

La stanchezza inizia a sentirsi nelle gambe e allora dopo una buona cenetta americana andiamo a riposarci in ostello.

Sabato: giornata rilassata dedicata prima di tutto al cambio ostello perchè in quello dove sono stata fin'ora non c'è più disponibilità e poi breve giretto in downton dove ancora una volta non resisto allo shopping e compro un'altra maglietta. Mi servirà sicuramente nelle calienti temperature del Centro e del Sud America.

La sera vado a cena con Serena al Bubba Gump. Il Bubba Gump è un locale ispirato al film Forrest Gump con cucina a base di gamberi. Serena invece è un'amica di Torino che non vedo da tempo è che è arrivata oggi a NY per una breve vacanza. Incontrare amici dall'altro capo del mondo è una sensazione stranissima. Sembra quasi surreale ma ti fa sentire che il mondo in fondo non è così grande e che le coincidenze nella vita regolano i ritmi, gli incontri, le strade che si prendono, le cose che si imparano. Il viaggio è prima di tutto incontro. Incontro di persone, incontro di amici, incontro di culture, incontro di usanze, incontro di esperienze. Così è stato anche il mio viaggio fino ad adesso ed è con questa sensazione che salgono sull'aereo per la Costa Rica.

New York mi lascia nel cuore visi, sguardi, sorrisi, incontri, meraviglie naturali e costruite dall'uomo. Mi lascia affascinata dal mix di culture e di differenze che convivono in grande armonia e sotto una grande bandiera a stelle e strisce. Perchè in fondo tutte le persone che vivono a New York, bianchi, neri, americani, italiani, cinesi, africani, indiani, sono orgogliosi di essere Newyorkesi e non cambierebbero questo posto per niente al mondo.

Si può riassumere New York in una sola parola: AMAZING!

Domenica: Oggi ho lasciato gli Stati Uniti e mentre scrivo sono seduta in aereo in direzione San José - Costa Rica. Altra nazione, altra lingua, altro clima e altra cultura. L'idea di atterrare ed essere accolta da un caro amico conosciuto in Germania durante gli studi mi emoziona. Incontrarlo in un altro continente così lontano dall' Europa e nella sua terra, nella sua città, nella sua realtà, mi incuriosisce e non mi fa vedere l'ora di atterrare. Mi immagino la Costa Rica come un meraviglioso paese dove la natura fa da padrona. L'immagino molto verde e molto blu allo stesso tempo. Il verde delle foreste e il blu del mare. Sicuramente sarà un bel cambiamento rispetto a New York. Il cambiamento culturale lo si nota già dalla buffa signora costaricense seduta accanto me che ha preso per la seconda volta il pasto offerto dalla compagnia aerea nascondendo il primo e facendo finta di non averlo preso. Ha messo il panino in borsa dicendomi che lo mangerà domani. Penso che in Costa Rica mi sentirò a casa!

Nessun commento:

Posta un commento