domenica 11 dicembre 2011

Costa Rica dal 4/12 al 9/12

Ancora una volta approfitto di alcune ore di viaggio per scrivere un pò e aggiornarvi sulle mie avventure. Stavolta il viaggio è su un autobus che da Uvita mi porta a San Josè e ci mette quasi 6 ore per coprire 300 km....comunque partiamo dall'inizio...

Domenica 4/12 sera
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Le luci della città di San Josè, capitale di una striscia di terra del Centro America stretta tra due oceani, risplendono sotto la pancia dell'aereo. L'aereoporto internazionale è piccolo e grazioso e dopo i controlli vengo accolta dal mio amico e dalla sua ragazza. Ci sono amici che siamo abituati ad aver lontano e però ogni volta che li rincontriamo, anche dopo qualche anno, sembra di averli lasciati la settimana prima. Alcuni anni dal nostro ultimo incontro invece sono passati veramente e quindi dopo esserci raccontati le ultime vicessitudini delle nostre vite ci dirigiamo a mangiare qualcosa.

E' difficile avere una prima impressione della città quando la vedi di notte e in giro non c'è gente. Quello che mi colpisce di più a prima vista sono le luci di Natale in un clima estivo, devo ancora entrare nell'ottica del cambio stagione. Ripongo la calda giacca usata a New York e indosso una fresca maglietta a maniche corte. Adoro l'estate e il caldo a dicembre non mi dispiace per niente.

Lunedi 5/12:

La giornata di oggi è dedicata al tour di San José ed avere come guida il mio amico che è nato e cresciuto in questa città è il meglio che si possa chiedere. La differenza di questa città rispetto a quella che ho appena lasciato è profonda. Qui non ci sono grattacieli ma case in stile coloniale e vittoriano. I colori si fanno intensi, i muri sono pitturati di rosa , giallo, azzurro e le facciate si arricchiscono di colonne e fregi influenzati dalla cultura e dall'arte classica europea. Anche i colori della gente che passeggia nelle vie del centro città si fanno più intensi. La pelle è olivastra, gli occhi e i capelli scuri. I taxi qui diventano rossi e i negozi e le strade ricordano un pò l'Italia di qualche anno fa. Non tutti gli edifici sono così curati ma hanno un sapore caratteristico e genuino. Agli angoli delle strade pullulano le bancarelle di frutta fresca. Ananas, papaya, mango, maracuja, banane e platani. I venditori urlano per attirare la gente. Le palme svettano in mezzo alla città e alcune hanno appese le luci di Natale.

Terminiamo il nostro tour e andiamo a bere una Imperial, la birra nazionale della Costa Rica, in compagnia di un'altra ragazza costaricense, amica di un mio amico di Torino. Un altro incontro che ho avuto il piacere di fare. Tutti sono estremamente gentili e premurosi. Cercano di farti sentire a casa. I poliziotti che controllano ogni via di questa città e le estreme misure di sicurezza che vengono prese anche nell'ostello invece danno la sensazione che la città non sia tanto sicura, che la criminalità sie alta e che bisogna prestare un pò di attenzione. D'altronde tutto il mondo è paese e ogni grande città ha i suoi pericoli. Finiamo la giornata in un caratteristico baretto con musica dal vivo.

Martedì 6/12:

Lascio la capitale per dirigermi verso la costa pacifica, prima tappa Manuel Antonio. In Costa Rica non esiste una linea ferroviaria che attraversa il paese. Il mezzo di trasporto più usato per spostarsi è l'autobus. Tutti qui viaggiano in autobus. Turisti, coppie, ragazzini, persino mamme con neonati. Le scuole si sono chiuse in questi giorni e quindi tanti si spostano per le vacanze estive e gli autobus si riempiono. Anche i collegamenti stradali non sono dei migliori e le tante fermate prolungano le ore di viaggio. Viaggiare in pullman comunque permette di ammirare il paesaggio che si veste di un verde intenso e di fiori colorati. Distese immense di palme costeggiano la strada. Facciamo sosta in un caratteristico autogrill dove ovviamente si trova frutta fresca, piatti tipici costaricensi e musica latina.

All'arrivo a Manuel Antonio già dal pullman si può ammirare l'immensa spiaggia bianca circondata da palme e il verde parco nazionale che si affaccia sulla costa. Più a largo nell'oceano ci sono isolotti qua e là che rompono la linea continua dell'orizzonte. Il cielo è di un blu intenso e le nuvole sembrano disegnare figure multiformi. Passeggiare su questa spiaggia e ascoltare il costante rumore delle onde che si infrangono fragorose sulla riva da un senso di libertà. La vista si perde all'infinito e l'immensità dell'oceano che ti risucchia verso di se ti fa sentire parte di questo spettacolo naturale. La spiaggia è ampia ma non è molto affollata. Qualcuno si fa il bagno, qualcuno passeggia, molti fanno surf e un simpatico venditore di cocco me ne regala uno, lo adorna con uno splendido fiore tropicale e insiste perchè gli faccia una foto in suo ricordo.

Lo spettacolo migliore arriva al tramonto o all'atardecer come dicono qui. Il sole inizia a calare verso il mare, i suoi raggi penetrano le nuvole e il cielo si stria di luce rossa. Tutto viene avvolto da questa magia. Mentre il sole affonda nell'acqua la luce si infievolisce e il cielo sembra unirsi al mare. E' il momento migliore per fare il bagno. Mentre esco dall'acqua la luna è già alta in cielo e specchiandosi nell'oceano illumina la spiaggia con il suo fascio di luce. In questo posto è la natura a parlare lasciandoti senza parole.

In ricordo di questo incantevole posto raccolgo alcune colorate e meravigliose conchiglie che porterò con me a casa e che forse metterò nella vaschetta del mio immortale pesciolino rosso, per dargli quella sensazione di libertà che lui non ha mai vissuto.


Mercoledì 7/12:

Oggi visito il parco nazionale di Manuel Antonio ricco di numerose specie di animali e di vegetali, nonchè di incantevoli spiagge. Si può visitare il parco con una guida che un telescopio scorge gli animali nascosti e te li fa ammirare. Io però decido di passeggiare da sola guardando solo quegli animali che si vorranno far vedere senza disturbarli nella loro intimità. La vegetazione qui è molto fitta, ci sono alberi, fiori colorati, piante. Cammino per i sentieri segnati del parco, la temperatura è alta. Sui fiori colorati si posano coloratissime farfalle. Si sente il cinguettio continuo degli uccelli e il frusciare degli animali tra le foglie. Qua è là si scorge una rana rossa, tra i rami fa capolineo bambi con la sua mamma. Cammino per i sentieri stretti attraversati da qualche iguana che si ferma a prendere il sole. In fondo al sentiero una spiaggia: Pueto Escondido. Un paradiso terrestre. Incorniciata nella fitta vegetazione si apre sul mare adornata di scogli. Appese agli alberi simpatiche scimmiette dal viso bianco mangiano e saltano agili da un ramo all'altro. Poco più avanti si apre un'altra spiaggia un pò più ampia. Anche questa da cartolina. Qui la natura è rimasta intatta. Glli animali che abitano questo parco sono nel loro habitat e tutto ha un suo equilibrio naturale. Ci sono anche i coccodrilli che io però non riesco a scorgere. Quando ero piccola mio papà ci faceva sempre vedere Superquark, sperando forse in cuor suo che un giorno io e mio fratello riuscissimo a vedere quella natura e quegli animali con i nostri occhi. Oggi ho vissuto sulla mia pelle un documentario della natura.

Nel tardo pomeriggio si ripete lo spettacolo del tramonto, stavolta bagnato da una leggera pioggia. Una deliziosa cenetta tipica tica (cioè costaricense) chiude la giornata.


Giovedì 8/12:

La giornata comincia con un altro viaggio in autobus. Stessa costa, direzione sud. Destinazione Uvita. Il tempo non è dei migliori, piove. Arrivo in questo paesino anch'esso affacciato sul Pacifico e vengo accolta da pappagalli rossi che cantano e affollano i rami di un alto albero. Rimango incantata. Qui non non si vedono turisti. Cammino per le stradine del paese e incontro bambini in bicicletta in vacanza dalla scuola, cani randagi, pescatori. Le case sono piccole, basse, colorate. Alcune somigliano di più a baracche ma sono ugualmente curate e adornate con albero di Natale e luci. Le porte e le finestre sono aperte e si può scorgere dentro un arredamento essenziale. La musica latinoamericana si spande nell'aria.

Di sera visito con una simpatica guida locale il parco Marino Ballena. Il parco consiste in spiaggia, mare e alberi. Ma qui quello che fa la natura è spettacolare. Con la bassa marea il mare si apre in due, una striscia di terra emerge tra il mare e si formano come due rive in verticale. Al fondo della striscia di terra una formazione rocciosa si apre a destra e a sinistra formando quella che chiamano la coda della balena. Ed è proprio una coda di balena naturale disegnata dal mare. La sensazione di camminare sulla sabbia in mezzo alle due rive è suggestiva. sembra di camminare in mezzo a due mari e la vista si perde a destra e a sinistra. La striscia di sabbia che emerge e che porta fino alla coda della balena è chiamata anche il cammino di Mosé, colui che aprì le acque. E' proprio questo il fenomeno che accade qui.


Venerdì 9/12:

Mi sveglio all'alba perchè è a quest'ora che si possono ammirare meglio gli animali presenti nel parco. Ci sono solo io e il mare. La marea è bassa è la distesa di spiaggia immensa. Qui non esistono ombrelloni e stabilimenti balneari. Tutto è lasciato alla natura. Su un albero sonnecchiano due bradipi, i granchi rosa si nascondono nella sabbia al rumore dei tuoi passi. Ancora una volta cammino sulla coda della balena e faccio un bagno in una delle due rive. Dopo qualche ora la marea si alza. Le onde sulle due battigie si allungano le une verso le altre e arrivano a toccarsi facendosi sempre più grandi. L'acqua comincia a salire, le due rive scompaiono e il mare ritrova la sua unità. La natura è capace di offrire spettacoli unici e di ripeterli costantemente nel tempo.

Faccio ancora una passeggiata nel paese e scorgo nel ruscello che lo attravera delle tartarughe appoggiate su un ramo. Una si tuffa in acqua. Nel giardino di una casa, che fu la prima casa fondata in questo paese, ci sono delle sfere di granito indigene. Queste sfere sono patrimonio protetto e venivano usate nell'antichità dalle tribù per delimitare i confini oppure erano simboli religiosi e cerimoniali. Alcune sono state rotte dai colonizzatori spagnoli che credevano che gli indigeni ci nascondessero l'oro.

La mia tappa qui è terminata e sotto un sole cocente mi dirigo verso la fermata dell'autobus in direzione San José. Eccomi quindi sul pullman. Torno nella capitale perchè è come se fosse il capolinea di tutti i collegamenti autobus del paese e domani si riparte...

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