mercoledì 11 gennaio 2012

Argentina 21/12-1/1

Argentina. Ho sempre sognato di venire in questo paese. Sarà perchè mia nonna mi raccontava di suo fratello immigrato in questa terra, sarà perchè ho una zia qui, sarà perchè è così lontana. Questo paese mi ha sempre affascinato e mettere piede sulla sua terra dopo un lungo viaggio in aereo è un sogno che si avvera. Atterro a Buenos Aires accolta da uno stuolo di telecamere e una folla immensa. Non sono li per me ma per il migliore giocatore di calcio al mondo che sta tornando nel suo paese per trascorrere il Natale. Il suo nome: Lionel Messi. Lo vedo di sfuggita tra la folla mentre si incammina verso l'uscita dell'aeroporto.

Buenos Aires è una città immensa. Conta 4 milioni di abitanti nel centro citadino che arrivano a più di 13 milioni con la cintura. Un terzo di tutta la popolazione di una terra lunga 4000 Km e larga 1500 km. Buenos Aires è molto europea: l'architettura dei suoi palazzi, i teatri, le vie. Visito la città con un tour guidato. Passiamo in pullman nei diversi quartieri della città: Palermo con i suoi parchi e lo zoo, Recoleta quartiere elegante dell'alta borghesia, La Boca e San Telmo più popolari e vivaci. Passeggiamo a piedi per La Boca, quartiere al sud di Buenos Aires dove immigrati genovesi nel 1800 costruirono le case in legno che caratterizzano ancora queste strade. Oggi La Boca è famosa per la squadra di calcio Boca Junior, vincitrice dell'ultimo campionato argentino. Qui c'è lo stadio e numerosi negozi vendono gadgets e souvenirs della squadra. La facce dei giocatori argentini più famosi sono impresse sui muri di questo quartiere. Primeggia l'icona di Maradona. Tra le stradine del quartiere vi è El Caminito, una breve strada pedonale che prende il nome da una canzone di tango e sulla quale si affacciano case con le pareti e i tetti dipinti con tinte vivaci. Predominano il blu e il giallo, i colori della squadra Boca Junior. Coppie di danzatori si prestano per farsi fotografare in cambio di una piccola mancia. Ci spostiamo poi in Plaza de Mayo, centro amministrativo e commerciale della città. Domina la Casa Rosada, palazzo presidenziale dalla facciata color rosa. Nel centro della piazza la Piramide de Mayo, circondata da alte palme, ricorda la rivoluzione di maggio del 1810 contro gli spagnoli. Da Plaza de Mayo parte una lunga via pedonale e commerciale, Avenida Florida, gremita di gente due giorni prima di Natale. Qui assisto ad uno spettacolo di tango. Ballerini professionisti danno spettacolo della loro bravura esibendosi in questa danza passionale in mezzo alla gente che si stringe in cerchio per ammirare i loro passi veloci e precisi. Rimango incantata da questo ballo e dalla musica struggente e malinconica. Uno spettacolo per gli occhi, per le orecchie e per l'anima. La sera vado a mangiare il piatto tipico dell'Argentina: la carne. Qui la carne ha un sapore eccezionale perchè gli animali possono pascolare e cibarsi in distese immense di terra disabitate. Mangio quella che qui si chiama milanesa e che, al contrario di quanto credano gli italiani, è originaria in questo paese.

La prima impressione che mi dà questo paese è che sia molto simile all'Italia. Le edicole agli angoli delle strade, l'architettura dei palazzi, il modo di guidare, l'amore per la buona cucina e per il vino, la passione per il calcio, per la musica e per lo spettacolo, il bidé nei bagni, il senso della famiglia, il modo di interagire tra le persone. Forse sarà questo il paese a cui mi sentirò culturalmente più vicina.

Il giorno seguente approfitto del tempo brutto per visitare il museo di Eva Peron. Ammetto di non sapere niente su questa figura e sulla sua storia ma a Buenos Aires sono numerosi i monumenti dedicatigli e quindi decido di colmare questa lacuna. Eva Peron, conosciuta popolarmente come Evita è una figura importante del panorama politico argentino degli anni '40-'50. Conosciuta prima come attrice diventa poi la moglie del generale Péron eletto presidente dell'Argentina nel 1946. Evita è una figura carismatica che creò un movimento populista, il peronismo, che stava dalla parte dei lavoratori e dei più poveri. Divenne un'icona e aiutò milioni di persone ad uscire dalla miseria, lottò per i diritti delle donne, soprattutto per quello di voto, e promosse l'istruzione pubblica per tutti i bambini. Cambiò quindi in qualche modo le sorti del paese e del popolo argentino, soprattutto delle classi meno abbienti. E' straordinario pensare quanto abbia fatto questa donna all'età di 27 anni e nell'arco di solo 6 anni ed è triste che un cancro se la sia portata via a soli 33 anni quando ancora poteva fare molto per la sua nazione. Dopo un pò di cultura vado a passeggiare in Avedida Florida stracolma di gente in cerca di regali natalizi e finisco la passeggiata in Plaza de Mayo. Qui ci sono ancora gli striscioni e i cartelloni della manifestazione avvenuta il 20 dicembre per ricordare i 10 anni dalla profonda crisi economica che ha colpito il paese nel 2001. La ripresa in questi anni è stata solo parziale e la rabbia della gente è ancora accesa tanto che alcuni estremisti danno fuoco all'albero di Natale allestito nella piazza. Oggi l'albero viene pazientemente riallestito, a spese di tutti i cittadini ovviamente.

24 dicembre: E' la vigilia di Natale e prendo un aereo per Bahia Blanca dove trascorrerò le feste natalizie con mia zia e con la sua famiglia. Mia zia l'ho conosciuta quasi 10 anni fa quando è venuta in Italia, mio zio e i miei due cugini invece non li conosco ancora. Sono seduta in aeroporto e sono emozionata al pensiero di conoscere una parte della mia famiglia che abita così lontano. Il volo dura solo un'ora. L'aereo vola a bassa quota e dall'alto vedo una distesa immensa di terra, tutta pianura, non un albero, non una casa. Rimango impressionata. L'aeroporto è piccolino e quando scendo dall'aereo vedo mia zia dietro il vetro che mi aspetta. E' identica a come me la ricordavo. Anche lei mi riconosce subito e mi abbraccia commossa. Arrivate a casa conosco anche mio zio e i miei cugini, rimaniamo tutto il pomeriggio a parlare in salotto e nel cortile di casa visto il bel tempo e i 35 gradi. Mi trovo subito bene con loro, c'è confidenza e un forte legame che ci unisce nonostante non ci siamo mai visti. Il fatto che io parli spagnolo fa cadere anche la barriera della difficoltà di comunicazione. Parliamo del mio viaggio, dei posti che ho visitato e ne rimangono affascinati. In Argentina le distanze sono immense, le città distano migliaia di chilometri una dall'altra e quindi le possibiltà di viaggiare sono ridotte. Mio cugino sogna di viaggiare in Europa e rimane stupito quando gli dico che lì con un'ora d'aereo puoi andare a visitare un'altra nazione. Qui in un'ora d'aereo non si raggiunge neanche la città più vicina. Mi coinvolgono subito nelle usanze e tradizioni argentine facendomi provare il Mate. Il Mate è una bevanda ed un rito millenario. Consiste in un tazza generalmente di legno o d'acciaio dove si mette dentro un erba sfusa, il Mate appunto, acqua calda e si beve con una specie di cannuccia d'acciaio, chiamata bombilla, che al fondo ha un filtro e non fa passare le foglie dell'infuso. Il gusto è simile a quello di un tè verde, è un pò amaro ma mi piace! Il Mate è un vero e proprio rito sociale e potrebbe essere paragonato a quello del caffè in Italia. Si beve soprattutto per stare insieme, per compagnia. Qui però il senso di condivisione è ancora più forte perchè si comparte la stessa tazza e la stessa cannuccia. Gli argentini non rinunciano mai al Mate. Lo bevono in casa, seduti nel parco o in spiaggia, mentre guidano o mentre viaggiano in pullman. Si portano sempre dietro un thermos per l'aqua calda e il pacchetto con l'infuso ovunque vadano. Arrivata l'ora di cena arrivano gli altri parenti di mia zia per mangiare tutti insieme e festeggiare la vigilia di Natale. Ritrovo qui le stesse tradizioni italiane. La tavolata di parenti, il cibo abbondante, il torrone, i dolci, lo scambio di regali a mezzanotte, i botti che qui sono dei veri e propri fuochi artificiali. L'unica differenza è il tempo: qui è estate e fa caldo. Mi sento in famiglia, accolta da tutti con affetto e gentilezza. Dopo tanto viaggiare mi fa bene sentire questo calore familiare. Dopo mezzanotte usciamo con mia cugina e i suoi cugini, vogliono farmi vedere un pò la città. Andiamo anche in una discoteca molto carina ma abbastanza vuota vista la festività e balliamo la cumbia, musica tipica argentina simile al raggaeton. Il giorno di Natale ci ritroviamo di nuovo tutti insieme. Il menù natalizio è carne alla griglia, asado come si chiama qui. Salsicce, bistecche, costine, tutto divinamente squisito. Si mangia, si parla, si brinda. Dopo una mangiata così facciamo una siesta e al risveglio passeggiamo per la città. Bahia Blanca affaccia sul mare ma non ha una zona balneabile, c'è solo un grande e importante porto commerciale. Ci affacciamo comunque a vedere il mare tra le banchine sfruttate dalle grandi industrie e proseguiamo la passeggiata nel parco della città dove facciamo qualche foto ricordo.

Il giorno dopo parto con i miei zii per Monte Hermoso, una cittadina di mare a 100 km da Bahia Blanca sulla costa atlantica. Qui molti, come mia zia, hanno seconde case dove passare le vacanze, è un pò come per un torinese avere una casa in Liguria. Appena arrivati andiamo al faro e saliamo la stretta scaletta che porta fino in cima. Da qui una vista meravigliosa sulla costa. Spiagge ampie di sabbia bagnate dall'oceano che qui diventa Mar Argentino. Più tardi ci sediamo al sole sulla spiaggia e facciamo il bagno. La cittadina è molto carina, ci sono casette molto curate e complessi di appartamenti nuovi che affacciano sul lungo mare. Per un paio di giorni ci godiamo questo posto di pace e relax. I giorni seguenti passano tra un'uscita al centro commerciale e una passeggiata in centro con i miei cugini. Intanto io organizzo il mio viaggio in Patagonia, prenoto voli, hotel e bus su internet. Dopo la gita al mare non manca la gita in montagna o alla sierra come si chiama qui. Per strada distese immense di terra e di campi coltivati principalmente con soia e frumento. La terra è divisa in estacias. L'estancia è un appezzamento di terra privata dove vi sono coltivi e allevamenti e casolari dove i proprietari e i lavoranti vivono lontano dai centri abitati. Storicamente le estancias servivono per l'allevamento e il pascolo delle pecore dalle quali si ricavava la lana. L'introduzione della fibra sintetica a portato alla crisi di questo mercato e oggi alcune estancias accolgono i turisti per pernottare o per mangiare a prezzi esorbitanti. Arriviamo a Sierra Ventana che prende il nome da un buco su una delle due vette che sembra appunto una finestra, ventana in spagnolo. Visitiamo un santuario della madonna di Fatima, una chiesa in mezzo alla montagna con la statua della Madonna donata dal Portogallo. Passeggiamo poi per Villa Ventana, un villaggio dalle stradine sterrate con piccole casette di legno che somigliano molto alle baite delle montagne svizzere. Un posto di estrema pace e tranquillità. Il paese di Sierra Ventana invece è più grande e ci sono numerose botteghe di artigianato e di prodotti tipici locali. Ci fermiamo in un bar per dissetarci. I giorni passano velocemente, come sempre quando si sta bene, e arriva anche il capodanno. Anche questa festa qui si festeggia principalmente in famiglia e così ci ritroviamo con tutti i parenti e facciamo un'abbondante cenone all'aperto seguito da botti e fuochi artificiali. Il 1 gennaio è il mio ultimo giorno a Bahia Blanca. Esco con mia cugina a mangiare un gustoso gelato e assistiamo al passaggio per la città delle macchine della Dakar che ha iniziato la sua gara proprio in Argentina.

A casa di mia zia ritrovo le stesse tradizioni e le stesse usanze italiane. L'argentina è un paese di grande immigrazione proveniente soprattutto dall'Italia e dalla Spagna. Mia zia, che è nata qui, dice di essere la conseguenza di guerra e emigrazione e come lei lo è la maggior parte della popolazione argentina. Gli immigrati in queste terre racchiudevano tutti i loro averi in un baule e si imbarcavano su navi che in balia dei venti e delle onde dell'Atlantico raggiungevano solo dopo molte settimane di navigazione le coste meridionali del nuovo continente. Chi lasciava l'Europa lo faceva per fame e disperazione in cerca di migliori condizioni di vita. In quel baule non racchiudevano solo i loro beni materiali ma portavano con sè anche un pesante bagaglio culturale di tradizioni e usanze del proprio paese. Per nessuno è stato facile lasciare la propria terra e abituarsi a una nuova vita lontano dalla patria. Gli uomini sono quelli che meglio si ambientavano perchè andando a lavorare dovevano imparare bene la lingua e avevano più contatto con la popolazione locale. Le donne invece rimanevano a casa ad accudire i figli e quindi rimanevano più isolate dalla vita sociale. Così alcune maledicevano Cristoforo Colombo che aveva scoperto queste terre perchè senza la sua scoperta loro non sarebbero mai venute qui, altre pensavano che forse sarebbe stato meglio che la nave fosse affondata prima di raggiungere la meta. La malinconia per le proprie radici era talmente forte che una cartolina, una lettera, una foto e poi più tardi una telefonata dall'Italia venivano attese con impazienza ed emozione e risollevavano il cuore e l'umore. E' così che ritrovo in casa di mia zia le stesse foto che ci sono in casa di mia nonna. Allora la corrispondenza di foto era l'unico modo per conoscere i cugini e i nipoti nati così lontani. Anche quando sono nata io i miei genitori mandarono una foto a mia zia e lei oggi me la mostra e la custodisce ancora gelosamente nel cassetto della credenza. Insieme alla lingua i genitori immigrati tramandono ai loro figli anche tutte le usanze della propria terra e questi le continuavano a praticare e conservare. Così anche mia zia fa la salsa in casa, prepara la pasta a mano e beve caffè. I figli degli immigrati nati qui si sentono tanto argentini quanto italiani, o spagnoli, o tedeschi. Amano profondamente il paese in cui sono nati e cresciuti ma allo stesso tempo si sentono legati indussolubilmente al paese d'origine dei genitori tanto che il sogno più grande per ognuno è quello di andare a visitarlo e vedere con i propri occhi i posti conosciuti solo attraverso i racconti dei genitori. La terza generazione degli immigrati, figli nati quindi da genitori argentini e da nonni europei, è un pò stufa di sentire tutte queste storie del paese d'origine e della famiglia lontana che probabilmente non si conoscerà mai. Così quando mia cugina mi chiede di spiegargli bene tutto l'albero genealogico della sua famiglia in Italia, gli zii e i cugini che ha, mia zia mi dice che ho compiuto un piccolo miracolo. Sicuramente il fatto di conoscermi di persona, di sapere che come me ha altri cugini in Italia e che le probabilità di incontrarsi non sono così impossibili, ha stuzzicato la sua curiosità. Io sono estremamente felice di aver conosciuto i miei parenti dell'Argentina, quelli di cui ho sempre sentito parlare da mia nonna e da mia mamma ma che vedevo così lontani. Mi sono sentita a casa, in famiglia e coccolata. Salutare tutti per continuare il mio viaggio verso la Patagonia è stata fin qui la tappa più difficile del viaggio, il primo vero momento di sconforto. Ha ragione mia zia quando dice che in fondo siamo sangue e che quello che ci unisce è comunque indissolubile a dispetto della lontanza. Ci lasciamo con le lacrime agli occhi ma so per certo che non sarà l'ultima volta che ci vedremo e spero un giorno di poter mostrare la mia città e la mia terra ai miei cugini argentini, esaudendo così un loro e un mio desiderio.

3 commenti:

  1. Oggi sento nell'aria una voglia particolare di viaggi, così mi sono detta, vediamo un po' in che punto del mondo è arrivata Lori!:)
    E' emozionante leggere tra le righe le tue sensazioni e quello che provi vedendo e vivendo posti nuovi, di cui magari avevi solo sentito parlare prima. Ma soprattutto, quello che mi commuove tanto, sono le tue parole per la famiglia che hai riabbracciato e che ti ha fatta sentire a casa da subito, nonostante la lontananza fisica. Ti capisco, perché quando uno viaggia ha voglia di scoprire sempre posti nuovi e conoscere persone diverse. Dopotutto, però, è anche bello gustarsi un caldo abbraccio familiare e sentirsi come a casa.
    E allora con il tuo splendido entusiasmo continua a sorridere e a viaggiare.
    Noi, come sempre, ti seguiremo col cuore...
    Un abbraccio amica mia :D

    RispondiElimina