domenica 12 febbraio 2012

Patagonia 2/1-18/1

Dieci ore di viaggio in autobus da Bahia Blanca a Puerto Madryn. Inizia così il mio viaggio in Patagonia. Patagonia è il nome dato dai coloni europei ad una distesa immensa di terra che comprende tutto il sud dell'Argentina abitata anticamente da gruppi indigeni. Puerto Madryn è situata sulla costa atlantica e fu fondata anticamente da un gruppo di gallesi sbarcati su queste coste. E' una località di mare con un golfo sabbioso ed è l'accesso a uno degli spettacoli marini più mozzafiato del mondo: la Peninsula Valdés. Una riserva naturale patrimonio dell'Umanità che accoglie una varietà di animali marini, tra cui balene australi, orche, elefanti marini, leoni marini, pinguini e milioni di uccelli. In questo periodo non si vede la balena perchè si sposta nelle acque dell'antartico, ma si possono ammirare gli altri animali. Sulla terra ferma il paesaggio è molto arido ed è caretterizzato dalla steppa. Tra i cespugli bassi e spinosi saltellano gli struzzi e i guanachi, animali simili a piccoli cammelli e tipici del Sud America. Con un tour guidato facciamo il giro della penisola. Sulle spiagge si vedono colonie di leoni e elefanti marini. Sono distesi sulla sabbia, sonnecchiano, ogni tanto si alzano goffamente sulle zampe anteriori, fanno qualche passo e poi si lasciano di nuovo cadare pigramente sulla spiaggia. I maschi sono più grossi e sono circondati dalle femmine: è il tempo della riproduzione. Qualche femmina è già incinta e assistiamo in diretta ad un parto. Sulla spiaggia più in là una colonia di pinguini cammina dondolando da e verso la riva del mare, si fermano a pochi passi dalle persone e muovono simpaticamente la testa a destra e a sinistra. L'orca, animale predatore, prende d'assalto le rive della penisola cibandosi degli animali lì spaparanzati. Oggi però non si fa vedere, per la fortuna di leoni e elefanti marini. Nell'intera penisola vi è un unico paesino, Puerto Piramides, tutto il resto è lasciato alla natura selvaggia e i paesaggi rocciosi e aridi che terminano nel mare lasciano senza fiato. Si cammina su stretti sentieri in mezzo a questa natura sconfinata e ci si sente infinitamente piccoli. Un altro posto incredibilmente bello e la riserva di Punta Tombo, una stretta penisola sassosa protesa nell'oceano Atlantico famosa per la presenza della più grande colonia di pinguni di Magellano dell'America del sud. Non immaginatevi un posto freddo, al contrario, il sole è alto in cielo e la temperatura è intorno ai 30°. Buffi pinguini sfruttano questo luogo per covare le uova e per preparare i loro piccoli alla migrazione. Il pinguino è un animale dal comportamento quasi umano. Cammina su due zampe, è monogamo, costruisce il nido sotto i cespugli e il maschio e la femmina si alternano a fare la guardia al nido per proteggere le uova dai predatori. Qui si cammina in mezzo ai pinguini, li si osserva da vicino. Alcuni, i più intraprendenti, attraversano il sentiero riservato alle persone, si fermano sul bordo, guardano prima a destra, poi a sinistra, si accertano ancora una volta che possano attraversare e via, si muovono velocemente dondolando sulle zampette finchè non raggiungono l'altro ciglio del sentiero. Ci sono dei cuccioli, hanno più pelo e pigolano insistentemente chiedendo al padre o alla madre il cibo. Alcuni fratrelli circondano il genitore, litigano beccandosi insistentemente finchè l'adulto non apre il becco e chi vince vi immenge la sua testa dentro prendendo un ricco pasto. I pinguini sono degli animali che suscitano dolcezza e simpatia. E' un'esperienza indimenticabile camminare in mezzo a loro e vederli da così vicino, si ha la sensazione che davvero l'uomo e questi animali possano vivere e condividere lo stesso territorio rispettando ognuno le abitudini degli altri. Una sintonia tra uomo e natura che dovrebbe essere sempre ricercata e rispettata. Dopo la riserva dei pinguini ci spostiamo a visitare un paesino chiamato Gaiman, antica colonia gallese dove si ammirano ancora le tipiche case in legno e si continuano le antiche tradizioni come quella del tè gallese.
Vi sono numerose Casas de Té dove si ci può sedere a degustare il tè con la tradizionale torta nera gallese. La casa di tè più famosa del paese ha un giardino curatissimo e una grande teiera in ceramica in mezzo al prato. Qui vi fece visita la principessa Lady Diana un paio di anni prima di morire.

Da Puerto Madryn mi sposto a Bariloche, località montana al confine con il Cile, lato ovest dell'Argentina. Quattordici ore di pullman in compagnia di una ragazza olandese conosciuta in ostello. L'Argentina è un paese immenso, è quasi 5 volte l'Italia, ma ha solo due compagnie aeree che coprono il territorio, la compagnia di bandiera argentina e quella cilena. Nessuna compagnia low cost e quindi i prezzi sono decisamente alti e i collegamenti non sempre buoni. Le compagnie di autobus, qui chiamati micro, invece sono svariate e collegano bene tutte le località distanti migliaia e migliaia di chilometri una dall'altra. Ovviamente le ore di viaggio diventano infinite ma è comunque un buon modo per ammirare lo splendido panorama fuori dal finestrino. All'arrivo a Bariloche il paesaggio diventa una cartolina. La steppa e le pianure aride di Puerto Madryn lasciano il posto a vette alte e verdi con alberi rigogliosi e laghi incastonati tra una montagna e l'altra. Questo meraviglioso paesaggio è purtroppo leggermente ofuscato dalla cenere di un vulcano del vicino Cile che da qualche mese ha ripreso la sua attività. Bariloche si trova a ridosso delle Ande, ha quindi una temperatura solitamente fresca anche in estate, ma come in tutto il mondo il clima sta cambiando e in questi giorni il calore si fa sentire. Per rinfrescarsi un pò basta andare in uno dei laghi della città, tutti dotati di spiagge e dove l'acqua oltre ad essere di un azzurro cristallino è anche estremamente ghiacciata. Gennaio è il mese di alta stagione in Argentina, le scuole sono chiuse, la gente è in ferie e molti amano passare le vacanze in questo posto idilliaco tra un lago e una montagna. Anch'io ne approfitto per godermi questo incantevole panorama e lo faccio nel modo migliore: in bicicletta, percorrendo un circuito chiamato "Chico" che consiste in un percorso di circa 30 km su una strada di montagna panoramica che costeggia baie e laghi e alterna salite e discese a punti panoramici. Un simpatico cane mi accompagna durante tutto il giro, si ferma quando mi fermo io per riposare, fa il bagno in una sosta al lago, mangia e beve con me. Diventa il mio fedele compagno e persone del luogo mi dicono che è solito accompagnare i turisti durante il giro; oggi ha scelto me. Il percorso è abbastanza faticoso e devo rinunciare a qualche salita portando la bicicletta a mano però tutta la fatica è ricompesata dalla splendida vista. Il giorno dopo lo trascorro in compagnia della ragazza olandese e ci godiamo una splendida giornata tra un breve trekking, una sosta ad una cascata e la spiaggia del lago Gutierrez. Tornata in ostello conosco due simpatici messicani, un ragazzo e una ragazza, dormono nella mia stessa camera e diventiamo subito compagni di viaggio e amici. Facciamo una breve escursione insieme alla colonia svizzera, un piccolo agglomerato di case in mezzo alle valli dove oggi abitano i discendenti degli immigrati svizzeri. Passeggiamo in mezzo ad una piccola fiera di artigianato e ammiriamo curiosi come in uno stand cucinano carne e verdura sotto terra. Fanno un grande buco nel terreno, lo riempiono di carne e verdura avvolta in foglie e poi la ricoprono con pietre bollenti e terra. Dopo un'ora scoprono il tutto e il risultato sembra delizioso, anche se non lo assaggiamo. Nel pomeriggio deliziamo il nostro palato in una delle più famose cioccolaterie del paese, Rapanui. Il cioccolato di Bariloche è squisito ed è famoso in tutto il paese. Anche in questo c'è lo zampino degli svizzeri. A cena poi continuiamo con i peccati di gola e mangiamo in ostello un ottimo asado, cioè carne alla brace, cucinata dai proprietari per tutti gli ospiti. In alcuni ostelli, come in questo, l'aria è particolarmente familiare. Ci si siede tutti insieme intorno al tavolo, si mangia, si chiacchiera, ci si confronta e si finisce la serata cantando accompagnati da una chitarra. Il mattino dopo è di nuovo ora di saluti e di partenza. Lascio i miei amici messicani, sperando come sempre di rincontarli sul mio cammino e prendo un pullman per Calafate, sud della Patagonia. Stavolta il viaggio è davvero lungo, 28 ore prima di arrivare a destino. Si attraversano di nuovo distese immense e desolate e appaiono quà e là pozzi di petrolio. Il viaggio sebbene lungo passa abbastanza velocemente e all'arrivo al Calafate ti accoglie un meraviglioso lago azzurro, il lago Argentino. Calafate è un paesino piccolo e prezioso situato all'ingresso del parco nazionale dei ghiacciai, vera attrazione di questo luogo. Visito il Perito Moreno, un enorme ghiacciaio incastonato tra le montagne. Descriverlo a parole è difficile perchè è veramente incredibile. La sua vista è mozzafiato, una distesa immensa di ghiaccio che termina con un'altissima parete con punte bianche e forti riflessi azzurri. Una barca ti permette di arrivare proprio sotto quest'alta parete e lo spettacolo è emozionante. Il ghiaccio brilla di bianco e di azzurro, è come se piccoli pezzi di cielo fossero incastonati tra gli enormi lastroni di ghiaccio. Ancora una volta ci si sente piccolissimi al cospetto di tanta grandezza e di tanta bellezza. Oltre alla barca il ghiacciaio si può ammirare da una lunga passerella che percorre tutto il suo perimetro. Con un pò di fortuna da qui si possono ammirare i distaccamenti di blocchi di ghiaccio dalla parete. Il ghiaccio si crepa, con un forte boato si stacca dalla parete e cadendo in acqua forma un grande onda. La gente osserva in silenzio facendosi catturare da questo maestoso fenomeno naturale. Oltre alle mille foto scattate mi rimarrà sempre il ricordo di questa bellezza e delle sensazioni ed emozioni provate al suo cospetto. Al Calafate ne approfitto anche per fare una passeggiata a cavallo in mezzo alle vallate. Tutt'attorno svettano le Ande con le cime innevate e nei prati pascolano grosse mucche. Vedere il paesaggio a dorso di un cavallo che trotta tra sentieri della valle è il modo migliore per rilassarsi e godersi il contatto con la natura.

Lascio il Calafate e le sue meraviglie per raggiungere la punta estrema dell'Argentina, la Terra del fuoco, la fine del mondo. Nel viaggio faccio tappa di un paio di giorni a Rio Gallegos, città capoluogo della provincia di Santa Cruz. La città non è niente di particolare, è abbastanza anonima e non ha attrazioni nè naturali nè culturali, ma le persone che incontro rendono anche questo posto speciale. Apenna arrivata conosco una ragazza argentina e parlando scopriamo di avere una conoscenza in comune: la mia insegnante di spagnolo a Torino era una sua compagnia di classe. Incredibile quanto sia piccolo il mondo. Trascorriamo insieme una giornata passeggiando per la città e tornate in ostello conosciamo un altro gruppo di due ragazzi e una ragazza di Israele. Ci conosciamo, chiacchieriamo, cuciniamo e mangiamo insieme, come una famiglia. E' venerdì e prima di cenare recitiamo la preghiera ebraica, un rito che non mi appartiene ma che comunque mi coinvolge perchè fa parte di quello scambio di culture, tradizioni e costumi che solo il viaggio ti regala. Il mattino dopo partiamo tutti insieme per Ushuaia, estremo sud dell'Argentina, lì dove finisce il mondo. Per arrivare a destinazione bisogna attraversare una parte del Cile e i rigorosi e severi controlli alla dogana allungano le ore di viaggio. In Cile non si può introdurre nessun cibo nè di origine animale nè di origine vegetale, tutti i bagagli vengono perquisiti e controllati e anche una sola mela può costare una carissima multa. Così sul pullman ci si affretta ad ingurgitare le ultime scorte di cibo prima di arrivare alla frontiera. Per questioni storiche e contesa dei confini i rapporti tra i cileni e gli argentini rimangono abbastanza tesi e questi eccessivi controlli non aiutano a risolvere le discordie. Il lungo viaggio è allietato dalla buona compagnia e dallo spettacolare panorama: il cielo è di un azzurro intenso, le nuvole disegnano figure e striature e la terra verde e popolata solo da qualche pecora e qualche guanaco tende all'infinito. Per migliaia di chilometri non vi è altro che natura, nessuna presenza umana. Ushuaia si trova nella Terra del Fuoco, nominata così dallo scopritore Magellano che al suo arrivo rimase impresso dai fuochi che le popolazioni indigene usavano per comunicare. Questa terra è divisa dal continente da uno stretto, lo stretto di Magellano appunto, che attraversiamo su un traghetto. Avvicinandoci ad Ushuaia passiamo per le Ande e ammiriamo dal finestrino le alte vette con in i ghiacciai, i laghi, gli alberi. Sono quasi le undici di sera ma il cielo è ancora chiaro, il sole non ha ancora fatto capolino. Qui, alla fine del mondo, non è mai totalmente buio, anche di notte il cielo è striato da una luce fioca. La temperatura è abbastanza fredda ma non eccessivamente, rimane intorno ai 12 gradi. Il mattino dopo saliamo con la seggiovia sul ghiacciaio Martial, percorriamo a piedi un ripido sentiero che ci porta in alto a toccare il ghiaccio e ad avere una splendida vista panoramica di Ushuaia e delle acque del canale Beagle che la bagnano. Quassù il freddo è più pungente, il tempo cambia rapidamente e con uno splendido sole scende anche qualche fiocco di neve. La giornata si conclude con una passeggiata per la città, una foto davanti al cartello che indica che siamo alla fine del mondo e un timbro sul passaporto che testimonia che siamo arrivati fin qui, dove oltre non c'è niente. Il giorno seguente è dedicato alla visita del parco nazionale Terra del Fuoco, una meraviglia della natura. Il mare si chiude tra le montagne in baie e insenature dall'acqua cristallina. Si cammina per ore nel bosco a ridosso della riva, si sente l'odore degli alberi e si ammira il paesaggio idilliaco. Dopo la lunga camminata ci riposiamo nella caffetteria del parco dove vi è anche una interessante mostra sulle popolazioni indigene che abitavano questa terra, sulle loro usanze, abitudini e sulla loro estinzione dovuta all'arrivo degli europei. Terminata la visita al parco il nostro gruppo si separa. Ogni viaggiatore segue una strada, un percorso che si incrociano con quelli degli altri, non in modo casuale. Ogni incontro rappresenta una tappa del percorso e l'avere scelto la stessa strada, lo stesso sentiero anche solo per qualche giorno, ora o istante rapprensenta la volontà inconscia di incontrarsi. Così sono convinta che ogni conoscenza fatta non sia stata casuale e che abbia avuto un significato e un valore precisi, legati ad un posto e ad un determinato momento. Ci lasciamo con il sorriso perchè sappiamo che se vogliamo le nostre strade potranno tornare ad incontrarsi nuovamente. Il viaggio ad Ushuaia continua per me con una escursione in battello nel canale Beagle. Ci fermiamo a fotografare i leoni marini distesi sugli scogli attorniati dai cormorani, uccelli bianchi e neri che somigliano lontanamente a dei pinguini ma sono più piccoli e riescono volare. Arriviamo poi al faro Eclaireurs che erroneamente molti chiamano "della fine del mondo" ma che in realtà non lo è perchè quello è situato più lontano, nella Islas de los Estados. Questo faro, solitario su un'isolotto in mezzo al mare, sembra quasi dipinto ed evoca un atmosfera romantica e malinconica. Con questa immagine termina il mio viaggio in Patagonia. Lascio questa terra sconfinata, questo miracolo della natura, che mi ha regalato paesaggi e panorami mozzafiato e spettacolari e mi ha fatto ammirare da vicino specie di animali prima sconosciute. Porterò sempre impressi nella mi testa tutti i posti, le esperienze e le emozioni vissute quaggiù, in questa terra ai confini del mondo, ma soprattutto porterò sempre nel mio cuore le persone che hanno reso tutto questo ancora più speciale.

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